lunedì 9 gennaio 2017

GREEN recensito su SODAPOP WEBZINE


 di Emiliano Zanotti

Il duo The Great Saunites è simile a un elettrone che orbita intorno al nucleo che rappresenta la loro idea di musica: sappiamo che sono lì ma il punto preciso è imprevedibile. Green – secondo capitolo della trilogia dedicata ai colori e prodotto in un numero limitatissimo di copie – li vede muoversi seguendo le traiettorie di due lunghe jam per un totale di oltre tre quarti d’ora di musica che si dirige verso un punto chiaramente indicato dall’immagine di copertina opera di Stefano Gerardi. Dhaneb parte come degli Om che abbiano barattato la ricerca della trascendenza con una buona dose di immanenza e ci delizia con un fugace e inedito inserto vocale (opera dell’ospite Mike B.) in quello che è uno dei momenti migliori nella discografia del duo; si prosegue con l’inserimento di una chitarra che ricama blues etereo su ritmiche corpose e dopo un breve momento di riflessione, si chiude con un orgoglioso scatto hard. Antares raccoglie il testimone partendo senza far sconti, poi si assesta veleggiando in un’atmosfera sognante non lontano da certe cose della Squadra Omega (chissà perché The Great Saunites non godono presso il pubblico dello stesso appeal…) ma poi l’anima grezza – per inciso quella che più ci piace e nella quale i due trovano la loro ragione d’essere – torna a farsi sentire con batteria e basso che macinano groove in un crescendo infinito come un trapano a percussione che lavora senza pause fino all’inevitabile fuorigiri, che pone fine al disco. The Great Saunites sono un gruppo cocciuto che, giocando con elementi  sempre più o meno uguali, gira intorno ad un’idea di suono esplorandone ogni anfratto: ad un primo ascolto vi sembreranno gli stessi lasciando poi emergere le differenze col tempo. A tutt’oggi non si ravvisano segni di stanchezza.

http://www.sodapop.it/phnx/great-saunites-green-hypershapetoten-schwan-2016/#reviews

giovedì 29 dicembre 2016

Recensione GREEN su HEAVY METAL MANIAC

di Sergio Vinci
 
"Green" è la seconda parte di una trilogia iniziata nel gennaio 2016 con l'album "Nero". E' un suono altamente lisergico e fumoso quello di questo duo lodigiano dove spettri, visioni e atmosfere dilatate si fondono assieme per dar vita a due lunghi brani, a tratti inquietanti, a tratti meditativi, ma dalla forza innegabile, una forza oserei dire quasi "esoterica".

Il sound dei Nostri potrebbe essere definito come "semplice" e ripetitivo, ma non immagino un modo diverso per poter far rendere questa proposta musicale allo stesso modo. Anzi, direi che riuscire a convincere usando pochi elementi, ruotando sempre attorno agli stessi riff aggiungendo man mano che si procede sempre qualche arpeggio o ingrediente nuovo ma non deviando mai in maiaera netta il sentiero intrapreso, è impresa non facile. Molti altri avrebbero deluso, i The Great Saunites invece no.
Il loro atmospheric doom-post metal, drogato con forti dosi di psichedelia, generalizzando un po' il discorso, non ha nulla di innovativo, ma riesce a creare un feeling carico di tensione ma allo stesso tempo dai forti connotati meditativi, per un risultato efficace e che troverà negli amanti del genere una sicura approvazione. 
Quindi non rimane molto altro da dire, se non che questo lavoro travalica le mere definizioni di genere e arriva a toccare universi paralleli con un linguaggio lineare ma accattivante. 
Attenti solo a non lasciarvi ipnotizzare eccessivamente, potreste fare viaggi mentali senza ritorno!
Complimenti alla band!
 

sabato 17 dicembre 2016

Recensione GREEN su SON OF FLIES

di Christian Montagna

"Green", la seconda parte di una trilogia iniziata nel gennaio 2016 con "Nero", emana innumerevoli sensazioni vibranti, mettendo in gran risalto sia l'espressività che l'energia dell'ondata lisergica generata dai due musicisti di Lodi, in arte THE GREAT SAUNITES. Attraverso queste note c'è il desiderio bruciante di estraniarsi dal nostro mondo per oltrepassare i confini dell'universo. Una sintassi strumentale fortemente dilatata, che gli permette di spaziare e di liberarsi nei lunghissimi voli pindarici. La psichedelia è l'elemento costante nel suono voluto dalla band, ed è proprio quello stile, più di ogni altro, a influire positivamente sullo svolgersi della trama. In certi generi musicali è difficile allontanarsi dai modelli conosciuti, ma, a loro modo, i The Great Saunites stravolgono la materia in modo tale da stordire l'ascoltatore durante l'immersione. L'atmosfera generale è fatta di alterazioni devianti e destabilizzanti. Nonostante non inventino niente di nuovo, vi sono alcuni particolari che vanno presi in considerazione.

http://christianmontagna.blogspot.it/2016/12/recensione-great-saunites-green-2016.html

lunedì 12 dicembre 2016

GREEN - new album out on 15.12.16

TGS_Green out 15.12.16
Hypershape Records, Toten Schwan Records
https://thegreatsaunites.bandcamp.com/album/green

Digital download + cd limited edition, 50 hand-numbered copies coming in a dvd case

For physical copies contact us at: thegreatsaunites@gmail.com
or  https://totenschwan.bandcamp.com/album/green

sabato 12 novembre 2016

Recensione NERO su BEACHSLOT

Epic in scope and playful in tone, the Great Saunites defy categorization with the fluid “Nero”. The size of each piece works in their favor as they are able to touch upon a wide variety of genres. Over the course of the album their attention to detail works wonders as they incorporate quite a varied approach. By opting for this kind of take they tap into a cinematic scope that nicely helps to inform their overall sound. Soundtrack work, surf rock, ambient, post-rock, even noise come together to create an album whose exquisite rhythms and riffs work together.
For the first few moments on the opener, the Great Saunites lets a percussive ceremony take place. The way the song begins gives it a regal tone, as if its ultimate endpoint remained unclear. Various layers come together to create something that eventually settles into a rather spry groove. Bass work is particularly nimble as the atmospheric flourishes add to the sense of discovery. Eventually this piece comes into full bloom about halfway through the piece before it descends into quiet ambient found sound. Wasting no time at all is the freewheeling spirit of the second piece. They dive right into a chaotic groove as their horns lead the way. For the finale they find a midpoint between the two previous pieces. On this one they remain relatively limber in their approach to the rhythm as the loose jazz-like atmosphere works wonders.
Mysterious, shadowy, and with a true sense of style, the Great Saunites deliver a weird wonderful world with “Nero”.

martedì 25 ottobre 2016

Recensione NERO su TRITACARNE

THE GREAT SAUNITES giungono all’ennesimo capitolo della loro prolifica
discografia iniziata nel 2010 con l’omonimo album proseguita poi nel 2011
con “Delay Jesus ‘68”, cui sono seguiti lo split coi Cianide e quello con
Lucifer Big Band [entrambi del 2012], “The Ivy” [2013] e “Radicalisme
Mecaniquè”[2014]. “Nero” si [auto]colloca esattamente all’apice della loro
sperimentazione sonora. La progressione negli anni ha raggiunto un livello
decisamente elevato e i tre brani che compongono il disco ne sono la prova. “Nero” si divide in
tra parti, tra loro distinte ma intimamente connesse dalla ricerca di uno spazio “reale e
vitale” dove poter esprimere le emozioni. Spazio oggettivamente non ancora concepito e
realizzato se non nelle menti visionarie dei due. Questo universo ipnotico e visionario è la
tappa finale del viaggio in cui The Great Saunites ci chiedono di accompagnarli. Un viaggio
che ci auguriamo possa non finire mai, regalandoci momenti di intimistico trasporto come
questo interessantissimo “Nero”. Entrando nel dettaglio basta anche un solo ascolto per quanto
minimale e frettoloso possa essere per capire come il lavoro dei due [coadiuvati nell'occasione
da Cassandra, voce e chitarra e noise in “Lusitania”] spinge verso una dissonante e
psichedelica ritualità dai forti connotati tribali che avvolge l'ascoltatore impadronendosi
della sua mente pian piano, groove dopo groove, pezzo dopo pezzo. Nero non è solo il titolo del
disco ma è a nostro avviso il mood che pervade tutta la registrazione. Luce e speranza sono
bandite dai trentacinque minuti di cui si compone l'album. Qui ci sono solo oscurità e
misticismo, compagni di viaggio ideali nella nostra discesa negli inferi. Discesa ormai
inarrestabile e definitiva. Come definitivo e martellante è il suono dei TGS che disco dopo
disco si inoltrano sempre più a fondo nelle sperimentazioni sonore pur mantenendo una
riconoscibilità netta ed indiscutibile. Abbiamo avuto modo di ascoltare qualche momento del
nuovo disco e non abbiamo problemi a rivelare che il viaggio è ancora ben lungi dal
concludersi. Meditate su questo album mentre loro preparano i dettagli di quella che sarà la
nuova tappa. Come sempre di sola andata.

http://tritacarnetotenschwan.blogspot.it/2016/10/blog-post_23.html?spref=fb&m=1