giovedì 30 aprile 2020

Recensione su METAL.IT

di Luigi Cattaneo


I Palmer Generator e i The Great Saunites si incontrano per la prima volta in occasione di un festival nel 2016, evento che celebra la nascita di un’amicizia e da lì l’idea di uno split album, l’attuale "PgTgs", scegliendo come nesso la grecità, intesa genericamente nel suo senso antico. Michele (basso), Mattia (batteria) e Tommaso Palmieri (chitarra) sono padre, figlio e zio che formano i Palmer Generator, qui impegnati nella lunga "Mandrie!, ottima song divisa in due parti in cui il trio mette insieme psichedelia oscura, post, stoner, l’attitudine degli Slint, le sonorità roventi degli Shellac e il fragore dei Don Caballero, facendo sicuramente venire voglia di riscoprire i tre dischi sinora incisi dalla famiglia musicale.
 

"Zante" è invece il brano dei The Great Saunites (Atros al basso e alle tastiere e Leonard Layola ai tamburi e all’elettronica), decisamente free, mostra uno spirito avanguardistico non sempre lucido ma curioso, a cui ha dato forma anche Paolo Cantù (Makhno, A Short Apnea, Uncode Duello) al clarinetto e alla chitarra, per un risultato finale insolito e singolare.
Il disco, in vinile 180gr, è prodotto da Bloody Sound Fucktory, Brigadisco e Il Verso del Cinghiale


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Recensione PGTGS su KATHODIK

di Marco Carcasi


Le due band si incontrano nel 2016 nelle Marche in occasione del Field Fest, poi altri live in comune e l'idea di questo split album.
Palmer Generator e The Great Saunites, son due progetti che viaggiano entrambe su binari post, i primi (formati da babbo, figlio e zio), a maggior trazione kraut-core (come se un pezzetto di Germania cosmica cascasse nel bel mezzo di Louisville), dunque, giravolte poderose, arpeggi in circolo e diluizioni astrali.
 

Il duo The Great Saunites, per l'occasione con l'ospite Paolo Cantù a chitarra e clarinetto (Tasaday / Makhno / Uncode Duello / A Short Apnea tanto per dire...), scompone e riassembla materia con ipnotico piglio avant che mescola spiattellamenti metallici free-form jazz, ombrosi afrori esotici, pietre e sabbia tra le corde.
Che dire?
Dire, daje! 


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