a cura di Fabrizio Agosti
Less is more, diceva una volta qualcuno. E per The great saunites  evidentemente questa frase è verbo assoluto, perché con una formazione  ridottissima a due elementi, semplicemente basso e batteria, il gruppo  ha realizzato un EP di tre brani che però conta come un album vero, dato  che comunque il minutaggio tocca la mezzoretta. Basso e batteria per  brani interamente strumentali... A qualcuno ricorda qualcosa? Sento una  voce lontana che dice Lightning Bolt! No, niente da fare, i brani sono  lunghissimi e siamo su uno stile completamente diverso. Un presunto  genio cita gli Zu! Fuori strada, niente sax ed è tutta roba molto meno  free... Ok, diciamolo chiaramente prima che qualcuno perda  definitivamente la brocca: i Great saunites sono uguali  semplicemente a loro stessi, persi in uno strano limbo temporale tra  passato e presente dove le loro composizioni bassocentriche si tingono  di psichedelia tanto lisergica qualnto animalesca e pulsante. La scelta  di ridurre la formazione al minimo comune ritmico priva sì il suono di  virtuosismi e di una certa ricercatezza, ma riconduce anche la musica  verso impianti più semplici, quasi tribali e danzerecci nel loro essere  scarni e diretti. A volte ci sono anche strumenti di supporto, nella  caso specifico il flauto e una tastiera, ma la musica del duo vive  sostanzialmente del pulsare costante del basso e dei cambi di ritmo che  si susseguono per tutta la durata dell'album. Tutto il resto è un po' un  elemento di contorno, messo lì per dare ulteriore spessore ad una base  comunque molto solida. I generi toccati in questo Delay Jesus '68  sono tutti molto sanguigni e ruvidi, per nulla affini al jazz o alla  fusion, influenze spesso molto forti in gruppi dalla line up simile a  quella dei nostri. Esemplare è la title-track, lunghissima suite che si  dipana su 15 minuti che passano dallo stoner feroce e acido alla  psichedelia vicina a tratti al drone che induce quasi ad uno stato di  trance, passando per quella che potrebbe essere la colonna sonora di un  western padano girato in quelle strade di campagna circondate da campi  di terra spaccata dal sole. Ecco, i Great saunites hanno la  capacità di suonare musica fortemente evocativa che, soprattutto grazie  all'assenza del cantato, proietta nella psiche immagini e sensazioni  diverse a seconda di chi li ascolta. Anche per questo risulta difficile  esprimere un giudizio in numeri, a me personalmente sono piaciuti  parecchio perché era da tanto che non sentivo brani così diretti, vitali  e sanguigni, in netta contrapposizione con la musica iper prodotta e  leccata dei giorni nostri.
http://www.heavyworlds.com/site/index.php/reviews/item/9180-the-great-saunites-delay-jesus-68

 
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