di Maurizio Inchingoli
I Great Saunites tornano con un album dai toni all’apparenza meno focosi, direi più ragionati rispetto alla scorsa uscita, The Ivy.
Questo Nero è infatti una sua versione più meditata: nella sulfurea
traccia d’apertura il basso di Atros s’incaponisce in lunghe ed
estenuanti cavalcate ritmiche, memore con tutta probabilità della
lezione dei Pink Floyd di fine Sessanta/inizio Settanta (diciamo altezza
Ummagumma/Meddle), ma sa anche dare le necessarie pennellate, meno
ottundenti del solito, contornate da elettronica ed effettistica
d’atmosfera che a fine corsa spiazzano per l’estrema delicatezza del
tocco. “Lusitania” parte tribale come potrebbero immaginarla più o meno i
torinesi La Piramide Di Sangue, ma poi si perde in un rumoroso mare agitato, tra i fluttuanti “disturbi” e i lacerti di voce dell’ospite Cassandra (del giro romano di Angst e Suicide Autoproduzioni), mentre la chiusura di “Il Quarto Occhio” ha un incipit che non può non ricordare quello di alcuni pezzi degli Om,
periodo God Is Good, ma come bagnati nell’amfetamina (qui Leonard
Layola cerca di personalizzare il tutto con inserti di note evanescenti
affogate in paludi al limite del dub). Sostanzialmente si intuisce che
il duo ha sempre una voglia matta di suonare, altresì che ha
legittimamente pensato di provare a diversificare la proposta. Nero
rimane album di certo interessante, ma meno diretto del precedente.
Saranno in tour nei prossimi giorni, comunque, non perdeteli.
http://www.thenewnoise.it/the-great-saunites-nero/
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