di Damiano Gerli
Ritornano i nostri carissimi amici lombardi The Great Saunites, ormai consolidata realtà del buon rock strumentale italiano e da me già apprezzati in passato più e più volte.
Con questo nuovo lavoro, 'Nero' come la pece, sembrano essere alla
ricerca di un qualche tipo di convivenza, giustamente dico io, tra le
loro anime, quella sperimentale e quella strettamente muscolare. Il
risultato sono tre lunghi pezzi molto più tenuti a freno rispetto a
quanto ci avevano fatto ascoltare in passato, con l'iniziale title track
che vorrebbe spaziare sull'intero panorama sonoro dei lodigiani.
Il risultato è discreto, a tratti un po' incostante nella ripetizione
iniziale di farfugliamenti di sintetizzatore e ansiose avanzate di basso
sottolineate dal solito ottimo lavoro ai tamburi, spegnendosi poi dopo
un quarto d'ora in un finale etereo: un viaggio interessante ma che
sembra difettare di qualche guizzo muscolare che tenga il passo con
quello a cui ci hanno abituato negli scorsi lavori.
Meglio Lusitania, iniziando subito con un maltrattamento ritmico
da far invidia ai bei tempi di Nick Mason, Marcello e Angelo tengono
alta la tensione con un avanzamento sornione che sembra voler presagire
uno sfogo completo. I due la tirano avanti per una decina di minuti,
riuscendo con maggior successo nel ricreare sostanzialmente lo stesso
scheletro della title track.
Chiudiamo con i sei minuti de Il Quarto Occhio, che si riaggancia
in maniera circolare all'inizio senza però aggiungere molto a quanto
già detto in precedenza con i vari riff di basso, gorgoglii elettronici e
batteria.
Tre lunghi pezzi che scivolano via un po' troppo velocemente, senza,
purtroppo, lasciare profondi segni. E' chiaro che i due stanno tentando
di sperimentare e muoversi oltre, ma per ora 'Nero' non sembra la
risposta che mi sarei aspettato.
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