di Anna Dascola
Sonorità cupe e oscure, riff ripetuti ossessivamente: questo è Nero, il quarto album del duo The Great Saunites. La
collaborazione tra i due musicisti Atros e Leonard Layola nasce a Lodi
nel 2008 e tutto il percorso stilistico della band è caratterizzato
dalla ricerca di un ritmo ossessivo e ipnotico che rimanda alle
atmosfere psichedeliche europee e allo space rock, fino a ricordarci le
sonorità tribali dei Killing Joke.
Nero è composto da tre tracce strumentali molto lunghe e
corpose e ci colpisce quanto il titolo possa essere perfettamente in
linea con la ricerca e la sperimentazione del gruppo: tutto l’album, in
tutti i suoi suoni, è una passeggiata nel lato oscuro delle cose, dei
sentimenti, dell’umanità.
Le tre tracce che compongono il disco, Nero, Lusitania e Il quarto occhio,
cercano di dipingere con le note il tribale e primitivo, la nuda
essenza delle cose. Ascoltando il primo brano che dà il titolo al disco,
Nero, veniamo catapultati in paesaggi ostili e diventiamo
spettatori di violente danze tribali: indicativi sono i suoni di
apertura, simili a dei gong, che preannunciano una visione mistica.
Più blues i suoni di Lusitania, contaminati da rumori e
stridii che avvicinano il brano allo stile industrial per poi
concludersi con litanie che creano un’atmosfera da messa nera. Il nostro
viaggio nell’oscurità si conclude con le percussioni inquietanti di Il quarto occhio. Lo stile di Nero
è composito e sfaccettato e unisce una base tribale e primitiva a
percussioni, rumori industrial, musica elettronica e psichedelica.
Il risultato è davvero interessante ed enigmatico, di respiro internazionale, coinvolgente ed essenziale. Nero
richiede un ascolto approfondito e impegnato, un orecchio attento a
riconoscere i suoni e gli echi di una musica molto complessa, ma sa
coinvolgere anche l’ascoltatore meno esperto e meditativo con i suoi
ritmi accattivanti.
http://www.musiccoasttocoast.it/the-great-saunites-nero/
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