martedì 31 maggio 2011

Recensione TGS su "KATHODIK"

a cura di Damiano Gerli

Non ero affatto preparato a questo piattino prelibato che si celava dietro il nome, per me sconosciuto, dei The Great Saunites, trio di Lodi che sapientemente mescola in uno stregato pentolone massicce dosi di acidità psichedeliche, sabbia del deserto e oscuri presagi semi-stoner. E d'altronde, è giusto che le sorprese arrivino così... non annunciate.
Il risultato è di quelli da leccarsi le "'recchie", un sound granitico, che si estrinseca in maniera lasciva lungo le labirintine strade di Blythia, pezzo iniziale dell'ep. Si va invece su paesaggi esotici con la successiva Isaiah, di gran lunga più misteriosa e intrigante, composta di una lunga parte centrale di tastiera e lontani richiami sitar. Ho sentito più di un richiamo a Matt Uelmen in alcuni fraseggi, ma forse qui è solo la mia estrema nerdaggine a parlare. Dopo diversi minuti, il pezzo esplode con potenti note di basso e richiami più puramente psych, poi si ferma e poi riparte in una cavalcata tremenda fino alla fine. Spettacolare.
Nella conclusiva Santiago invece è la voce a farsi sentire, volteggia sullo sfondo insieme a qualche nota di basso e delle maltrattate percussioni, per un perfetto finale misterioso.
Ottimamente prodotto e suonato, 'TGS' presenta la band in maniera ideale, in ogni sfaccettatura sperimentale e nella potenza del loro sound.
I nostri hanno fatto uscire già un nuovo album, 'Delay Jesus '68', che speriamo di poter ascoltare quanto prima.


http://www.kathodik.it/modules.php?name=Reviews&rop=showcontent&id=4572

Recensione DELAY JESUS '68 su "EXTRA MUSIC MAGAZINE"

a cura di Giuseppe Celano

Il Verso Del Cinghiale Records, etichetta molto attenta alla ricerca di band di contaminazione e rottura, propone questa nuova uscita che gioca sul rock 'n' roll grezzo e minimale. The Great Saunites sono in due, producono un Ep di tre brani strumentali, intensi e corrosivi. Il loro rock infernale viaggia su coordinate vintage, ritmiche schiacciasassi, ripetitive e pesanti come macigni, riff angolari che spingendo alle corde l’ascoltatore, per una serie di ganci e montanti ritmici, non lasciano scampo.
Violenti quanto basta per assicurarsi la vostra attenzione, scattanti e psichedelici tanto da meritare il vostro rispetto The Great Saunites sanno come forgiare il rumore producendo tre brani sorprendenti. Suonano rumore bianco ottenuto dallo scontro fra basso e batteria che scomodano i Fugazi. ”Delay Jesus ’68” marcia per trenta minuti di puro magma rock oscuro su cui navigare insieme alla band fondendosi lentamente, diventando parte del tutto.


http://www.xtm.it/DettaglioEmergenti.aspx?ID=11723

martedì 24 maggio 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "SODAPOP"

a cura di Emiliano Zanotti

Vengono da Lodi, sono in due, basso, batteria e niente voce, e se ne escono con un disco d'esordio il cui impegnativo titolo evoca i Can. Il confronto però si chiude qua, battendo il duo strade diverse rispetto alla formazione teutonica, sebbene un certo spirito di ricerca che rifugge l'osticità gratuita potrebbe essere un tratto che accomuna i due gruppi.
Infatti, contrariamente a molte band con assetto analogo, i nostri non si lasciano andare a gratuite evoluzioni, ma suonano sempre piuttosto rotondi e per quanto possibile, rock'n'roll: la musica fluisce attraverso i tre brani come in una jam session, senza che si riesca a stabilire un preciso immaginario di riferimento; potremmo forse parlare di post-stoner, se non fosse che al secondo termine si associano oggi gruppi assolutamente ignobili. Anche se qua e là qualche sovrincisione di tastiere torna utile come riempitivo, è per forza di cose il basso ad essere strumento melodico, sfornando con sorprendente facilità giri memorabili (si ascolti quello portante di Taint), mentre la batteria detta i tempi e scandisce i momenti, ora più lenti ora più veloci, senza che ci sia mai un calo di tensione. A volte sembra di ascoltare gli Om più pinkfloydiani e notturni, altre dei Lightning Bolt meno furiosi, ma il discorso resta comunque sempre personale, noise/groove scuro e sporco, dilatato ma con giri che tornano spesso e fanno da riferimento per l'ascoltatore, in perfetto equilibrio, lo dicevamo all'inizio, fra canzone e ricerca. Ed essendo il disco d'esordio, questo è solo l'inizio.

http://www.sodapop.it/rbrth/content/view/1211/9/

domenica 22 maggio 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "IL MEGAFONO.ORG"

a cura di Alberto Agostini

Sound cupo, atmosfera scura, densa. Questo il biglietto da visita dei The great Saunites. Un bel viaggio nella penombra dell’anima il loro “Delay Jesus ‘68”. Tre sole tracce per un ascolto diverso per chiunque. Quasi 10 minuti di suono per ciascuno, una musica soltanto che riempie il vuoto. La cantilena della chitarra elettrica incalzata dal tamburellare ossessivo della batteria.
Tanit vi prende la testa e non se la molla. Trovarsi ad agitare la testa come un vecchio dio del rock è un niente. Precisi, architetti del suono costruiscono questi pezzi per non mollarvi. E sì che non è l’impresa più facile. Il mainstream abituato alle ballate radiofoniche si troverà sconcertato di fronte ai The great Saunites.
Di certo non sono un fenomeno commerciale e da questo punto di vista forse partono, coscientemente, svantaggiati in partenza. Senza parole da scimmiottare, con un tempo d’ascolto almeno doppio rispetto alla media, con quel senso di vuoto che ti lasciano dentro e la disperazione che ti sale direttamente dalla pancia non sono roba da bimbiminchia.
Golden Mountains è la seconda traccia che non spezza la prima, la continua con uno stacco brevissimo, il tempo di passare il valico tra il “forse lo ascolto” e “quando arriva il prossimo?”. Delay Jesus ‘68 picchia sulle casse come un fabbro d’altri tempi e questo rock comincia a piacerci davvero. E se fanno questo effetto da uno stereo figurarsi dal vivo…

domenica 15 maggio 2011

TGS Live al Csa BARAONDA - "Wondering Tagliola" NEW SONG


Grazie a Bruno e Dani

Recensione TGS e HELLEKIN MASCARA su "SANDS-ZINE"

a cura di Daniele Guasco

Due nuove uscite per Il verso del cinghiale records, etichetta che negli ultimi tempi si rivela sempre più attiva e attenta nella sua proposta, particolarmente per quanto riguarda le proposte che sperimentano e giocano sul rock 'n' roll.
Prendere il disco degli Hellekin Mascara, ad esempio, come un semplice album di math-rock strumentale sarebbe eccessivamente riduttivo. Questo canonico trio chitarra-basso-batteria infatti non si fa scrupoli a esplorare nei brani un’infinità di territori percorsi dal rock negli ultimi 50 anni, andando a proporre un album versatile, giocoso, elaborato.
Musica tanto d’altri tempi quanto attuale e personale, basta ascoltare la bellissima cover di Black Betty introdotta da Federico Ciappini (Six Minute War Madness) che partendo canonica e evocativa si trasforma in un’inedita furia di chitarra, ritmo, velocità incalzando l’ascoltatore con irresistibile e ferrea volontà di stupire. L’intero disco degli Hellekin mascara si presenta come un unico ascolto rapido, sporco, tirato, senza fiato e il risultato è più che apprezzabile.
Ancora più grezzo e sorprendente è l’album dei The Great Saunites, duo basso-batteria che in tre brani sintetezza un rock strumentale tanto ruvido quanto ipnotico in cui a farla da padrone è un sound vintage che assale l’ascoltatore tra improvvisi cambi di ritmo e sferzate sonore.
Questo parallelismo tra violenza del ritmo e psichedelia delle composizioni rende il disco dei The Great Saunites un ascolto da non perdere, un album energico capace di catturare l’ascoltatore sin dal primo ascolto grazie a una composizione scattante e sorprendente.
Quello di “Delay jesus ‘68” è rock ‘n roll spiazzante e buio ma più che altro gustoso, un piatto ricchissimo in cui gettarsi a capofitto per tutta la sua mezzora di durata.
Queste due proposte sono tante diverse quanto ottime nel loro proporre visioni di rock compatte e personali, due ascolti di altissima fattura. Complimenti, tanto ai gruppi quanto all’attenzione dell’etichetta.