lunedì 29 agosto 2016

Recensione NERO su SODAPOP WEBZINE

di Emiliano Zanotti

L’opera al nero di The Great Saunites è un disco in tre atti che prosegue la cavalcata del duo lodigiano alla ricerca dell’hard-groove perfetto lavorando su un suono scarno ma bastante a sé stesso che non accetterebbe nessun altra aggiunta se non quella di un’elettronica che di tanto in tanto fa capolino a colorire le atmosfere. Sarà la suggestione della bella copertina (opera di Stefano Gerardi), ma i primi due minuti di Nero, brano che apre il disco e lo battezza, suggeriscono una discesa negli abissi dove, raggiunto un punto sufficientemente profondo, i due musicisti cominciano a macinare, nel loro ormai consolidato stile, giri di basso e batteria sempre in equilibrio fra ipnosi ed apnea: si scandaglia il fondo alla ricerca di deserti sottomarini con un suono che  richiama tanto le desert session quanto i Pink Floyd pompeiani in versione da dopo bomba. Al confronto i nove minuti di Lusitania (con addirittura una melodia che si fa strada fra basso e percussioni) sono rilassanti, ma subito Il Quarto Occhio rinserra i ritmi e chiude i giochi con un crescendo che monta come uno tsunami dopo un teso passaggio centrale a base di noise analogico. Proprio il peso che l’elettronica  ha in Nero rappresenta un elemento di notevole interesse per lo sviluppo del futuro suono della band, permettendo, mi pare di intuire, di evolverlo secondo le linee guida di una psichedelia dai tratti space e tribali: l’hard-groove perfetto non è ancora stato trovato, la ricerca (per fortuna) continua.

http://www.sodapop.it/phnx/great-saunites-nero-hysmneon-paralleliil-verso-del-cinghialehypershape-2016/

martedì 16 agosto 2016

Recensione NERO su METALITALIA.COM

di Davide Romagnoli

Quarto album per il duo avant-rock lodigiano The Great Saunites: ossessiva ripetitività tribale, divagazioni spaziali, ipnosi mistiche da pattern ritmici e panneggi sonori fluttuanti. Per chi li segue già da qualche anno sicuramente questo “Nero” non sarà nulla di particolarmente estroverso rispetto, ad esempio, al primo omonimo “TGS” del 2010. La title track introduttiva è una cavalcata di basso, noise e tamburi di una ventina di minuti che sembra uscita da un pellegrinaggio stile Om, ma densa di ri-suoni industriali ed ossessivi, caustici ed oppressivi, che rimandano ad un clima tetro, buio e oscuro come la magia più pericolosa da cui sembra attingere lo spirito per l’intero lavoro. L’ultima sezione del pezzo, infatti, sembra ricapitolare alcuni immaginari di un certo filone cyberpunk particolarmente industrial e kraut con cui sembra che Atros e Leonard abbiano sempre fatto vibrare le loro corde emotive. Quasi naturale sembra infatti essere il conseguente rimando al precedente lavoro di collaborazione con Attilio Novellino chiamato “Radicalisme Mécanique” di due anni fa, nel quale la jam neubauteniana aveva preso il sopravvento sulle precedenti sonorità più southern e funamboliche del duo (come era stato nel precedente “The Ivy” del 2013). Altrettanto naturale sembra essere una maturazione compositiva di arrangiamenti e sonorità, che amplia lo spettro sonoro di quanto presentato dalla band in una maniera che sicuramente determina un effetto finale più intrigante e favorisce un’immersione ancora più profonda nelle viscere di queste magmatiche profondità scandite da “Nero”. “Lusitania” è infatti un cardine portante di questo effetto ampliato di possibilità che emergono dal nuovo lavoro dei The Great Saunites, riprendendo infatti i canonici andanti del basso di Atros à la Om portandoli però in territori nuovi per i lodigiani, e pur sempre ricchi di fascino. Con “Il Quarto Occhio”, la più corta del trio di pezzi di “Nero”, circa sette minuti, ritroviamo un brano più accattivante e movimentato, come quelli di “The Ivy”, che però mantiene ferrea la volontà di essere narrativo e suggerire ancora una volta un immaginario che lo posiziona infatti opportunamente come chiusa di un percorso introspettivo oscuro e meditabondo, tra edifici distrutti e mura che crollano verso abissi profondi e metropolitani.

http://metalitalia.com/album/the-great-saunites-nero/

lunedì 8 agosto 2016

Recensione NERO su ROCKAMBULA

Più meditato dei suoi predecessori, Nero, suite di 35 minuti divisa in tre parti, conferma l’ossessione dei lodigiani per il tribalismo e per la circolarità del suono, andando però a perdere un po’ troppo in fisicità, soprattutto lungo i 19 minuti dell’iniziale title-track. Funzionano meglio i due successivi movimenti (“Lusitania” e “Il Quarto Occhio”) ma ci si trova in definitiva di fronte ad un lavoro che ad ascolto concluso non ci lascia dentro grandi tracce di sé, risultando meno scuro e misterioso di quanto probabilmente si sarebbe voluto. Insomma, un piccolo passo indietro per due musicisti che comunque non si discutono.

http://www.rockambula.com/fast-listening-luglio-2016/