martedì 9 febbraio 2016

Recensione NERO su ACIDI VIOLA

di Simone Barra

Nero. Scuro. Basso. Vibrante. Tribale. Ancora più scuro. Ancora più pesante. Tre tracce per trentacinque minuti e nient'altro che due strumenti: una batteria, martellante, e un basso, lento, distorto, isterico.
Momenti che sembrano ambient, e anche drone, ma che poi degenerano in atmosfere psichedeliche, ritmiche tribali, percussioni pulsanti, riff ipnotici. Diciotto minuti di viaggio nel nero più scuro ed avvolgente, tra effetti ed ipnotici riff di basso, adagiati violentemente su un tappeto di percussioni sempre più iperattive. Ripetersi, mutando dettagli impercettibili: questo fanno i The Great Saunites. Martellare per entrare piano piano nella testa di chi ascolta. E, una volta dentro, tenersi bassi, scivolare silenziosamente negli angoli più remoti e nascosti del cervello umano. L'iniziale Nero è tutto questo, una title-track lunga quasi venti minuti, con un finale lungo e diluito, che fa da apripista a Lusitania, traccia in cui il duo vede la partecipazione della romana Cassandra: batterismi tribali che strizzano l'occhio agli OvO e un basso che continua a colpire coi suoi riff psicotici. Su questi si adagia l'opera di Cassandra: i suoi rumorismi e le sue visioni diventano parte integrante del brano, alzando il livello del rumorismo-psichedelico a livelli inimmaginabili. Sonorità che ti cullano e ti disturbano allo stesso tempo, la testa dondola assente ma il cervello e il corpo partecipano attivamente. Forse è questo l'effetto che la psichedelìa Deve avere sugli ascoltatori. E quindi perché cambiare direzioni nella finale Il Quarto Occhio? Le percussioni impazziscono ancora di più, camminando sul fragile filo dell'iperattività, mentre il basso tesse ancora trame ipnotiche, scivolando e disintegrandosi in puro rumorismo. Ma è solo un bluff, basso e batteria ritornano a martellare, o forse è solo una illusione e il nostro cervello si sta abbandonando a ciò che il duo di Lodi ha costruito attorno a noi.
Più che un disco, è un viaggio: lasciatevi andare e perdetevi, la colonna sonora è praticamente perfetta.

http://acidiviola.tumblr.com/post/138992422428/the-great-saunites-nero-2016-hypershape

martedì 2 febbraio 2016

Venerdi 5 Febbraio TGS live al Tetris di Trieste



Recensione NERO su THE NEW NOISE

 di Maurizio Inchingoli

I Great Saunites tornano con un album dai toni all’apparenza meno focosi, direi più ragionati rispetto alla scorsa uscita, The Ivy. Questo Nero è infatti una sua versione più meditata: nella sulfurea traccia d’apertura il basso di Atros s’incaponisce in lunghe ed estenuanti cavalcate ritmiche, memore con tutta probabilità della lezione dei Pink Floyd di fine Sessanta/inizio Settanta (diciamo altezza Ummagumma/Meddle), ma sa anche dare le necessarie pennellate, meno ottundenti del solito, contornate da elettronica ed effettistica d’atmosfera che a fine corsa spiazzano per l’estrema delicatezza del tocco. “Lusitania” parte tribale come potrebbero immaginarla più o meno i torinesi La Piramide Di Sangue, ma poi si perde in un rumoroso mare agitato, tra i fluttuanti “disturbi” e i lacerti di voce dell’ospite Cassandra (del giro romano di Angst e Suicide Autoproduzioni), mentre la chiusura di “Il Quarto Occhio” ha un incipit che non può non ricordare quello di alcuni pezzi degli Om, periodo God Is Good, ma come bagnati nell’amfetamina (qui Leonard Layola cerca di personalizzare il tutto con inserti di note evanescenti affogate in paludi al limite del dub). Sostanzialmente si intuisce che il duo ha sempre una voglia matta di suonare, altresì che ha legittimamente pensato di provare a diversificare la proposta. Nero rimane album di certo interessante, ma meno diretto del precedente. Saranno in tour nei prossimi giorni, comunque, non perdeteli.

http://www.thenewnoise.it/the-great-saunites-nero/