giovedì 29 dicembre 2016

Recensione GREEN su HEAVY METAL MANIAC

di Sergio Vinci
 
"Green" è la seconda parte di una trilogia iniziata nel gennaio 2016 con l'album "Nero". E' un suono altamente lisergico e fumoso quello di questo duo lodigiano dove spettri, visioni e atmosfere dilatate si fondono assieme per dar vita a due lunghi brani, a tratti inquietanti, a tratti meditativi, ma dalla forza innegabile, una forza oserei dire quasi "esoterica".

Il sound dei Nostri potrebbe essere definito come "semplice" e ripetitivo, ma non immagino un modo diverso per poter far rendere questa proposta musicale allo stesso modo. Anzi, direi che riuscire a convincere usando pochi elementi, ruotando sempre attorno agli stessi riff aggiungendo man mano che si procede sempre qualche arpeggio o ingrediente nuovo ma non deviando mai in maiaera netta il sentiero intrapreso, è impresa non facile. Molti altri avrebbero deluso, i The Great Saunites invece no.
Il loro atmospheric doom-post metal, drogato con forti dosi di psichedelia, generalizzando un po' il discorso, non ha nulla di innovativo, ma riesce a creare un feeling carico di tensione ma allo stesso tempo dai forti connotati meditativi, per un risultato efficace e che troverà negli amanti del genere una sicura approvazione. 
Quindi non rimane molto altro da dire, se non che questo lavoro travalica le mere definizioni di genere e arriva a toccare universi paralleli con un linguaggio lineare ma accattivante. 
Attenti solo a non lasciarvi ipnotizzare eccessivamente, potreste fare viaggi mentali senza ritorno!
Complimenti alla band!
 

sabato 17 dicembre 2016

Recensione GREEN su SON OF FLIES

di Christian Montagna

"Green", la seconda parte di una trilogia iniziata nel gennaio 2016 con "Nero", emana innumerevoli sensazioni vibranti, mettendo in gran risalto sia l'espressività che l'energia dell'ondata lisergica generata dai due musicisti di Lodi, in arte THE GREAT SAUNITES. Attraverso queste note c'è il desiderio bruciante di estraniarsi dal nostro mondo per oltrepassare i confini dell'universo. Una sintassi strumentale fortemente dilatata, che gli permette di spaziare e di liberarsi nei lunghissimi voli pindarici. La psichedelia è l'elemento costante nel suono voluto dalla band, ed è proprio quello stile, più di ogni altro, a influire positivamente sullo svolgersi della trama. In certi generi musicali è difficile allontanarsi dai modelli conosciuti, ma, a loro modo, i The Great Saunites stravolgono la materia in modo tale da stordire l'ascoltatore durante l'immersione. L'atmosfera generale è fatta di alterazioni devianti e destabilizzanti. Nonostante non inventino niente di nuovo, vi sono alcuni particolari che vanno presi in considerazione.

http://christianmontagna.blogspot.it/2016/12/recensione-great-saunites-green-2016.html

lunedì 12 dicembre 2016

GREEN - new album out on 15.12.16

TGS_Green out 15.12.16
Hypershape Records, Toten Schwan Records
https://thegreatsaunites.bandcamp.com/album/green

Digital download + cd limited edition, 50 hand-numbered copies coming in a dvd case

For physical copies contact us at: thegreatsaunites@gmail.com
or  https://totenschwan.bandcamp.com/album/green

sabato 12 novembre 2016

Recensione NERO su BEACHSLOT

Epic in scope and playful in tone, the Great Saunites defy categorization with the fluid “Nero”. The size of each piece works in their favor as they are able to touch upon a wide variety of genres. Over the course of the album their attention to detail works wonders as they incorporate quite a varied approach. By opting for this kind of take they tap into a cinematic scope that nicely helps to inform their overall sound. Soundtrack work, surf rock, ambient, post-rock, even noise come together to create an album whose exquisite rhythms and riffs work together.
For the first few moments on the opener, the Great Saunites lets a percussive ceremony take place. The way the song begins gives it a regal tone, as if its ultimate endpoint remained unclear. Various layers come together to create something that eventually settles into a rather spry groove. Bass work is particularly nimble as the atmospheric flourishes add to the sense of discovery. Eventually this piece comes into full bloom about halfway through the piece before it descends into quiet ambient found sound. Wasting no time at all is the freewheeling spirit of the second piece. They dive right into a chaotic groove as their horns lead the way. For the finale they find a midpoint between the two previous pieces. On this one they remain relatively limber in their approach to the rhythm as the loose jazz-like atmosphere works wonders.
Mysterious, shadowy, and with a true sense of style, the Great Saunites deliver a weird wonderful world with “Nero”.

martedì 25 ottobre 2016

Recensione NERO su TRITACARNE

THE GREAT SAUNITES giungono all’ennesimo capitolo della loro prolifica
discografia iniziata nel 2010 con l’omonimo album proseguita poi nel 2011
con “Delay Jesus ‘68”, cui sono seguiti lo split coi Cianide e quello con
Lucifer Big Band [entrambi del 2012], “The Ivy” [2013] e “Radicalisme
Mecaniquè”[2014]. “Nero” si [auto]colloca esattamente all’apice della loro
sperimentazione sonora. La progressione negli anni ha raggiunto un livello
decisamente elevato e i tre brani che compongono il disco ne sono la prova. “Nero” si divide in
tra parti, tra loro distinte ma intimamente connesse dalla ricerca di uno spazio “reale e
vitale” dove poter esprimere le emozioni. Spazio oggettivamente non ancora concepito e
realizzato se non nelle menti visionarie dei due. Questo universo ipnotico e visionario è la
tappa finale del viaggio in cui The Great Saunites ci chiedono di accompagnarli. Un viaggio
che ci auguriamo possa non finire mai, regalandoci momenti di intimistico trasporto come
questo interessantissimo “Nero”. Entrando nel dettaglio basta anche un solo ascolto per quanto
minimale e frettoloso possa essere per capire come il lavoro dei due [coadiuvati nell'occasione
da Cassandra, voce e chitarra e noise in “Lusitania”] spinge verso una dissonante e
psichedelica ritualità dai forti connotati tribali che avvolge l'ascoltatore impadronendosi
della sua mente pian piano, groove dopo groove, pezzo dopo pezzo. Nero non è solo il titolo del
disco ma è a nostro avviso il mood che pervade tutta la registrazione. Luce e speranza sono
bandite dai trentacinque minuti di cui si compone l'album. Qui ci sono solo oscurità e
misticismo, compagni di viaggio ideali nella nostra discesa negli inferi. Discesa ormai
inarrestabile e definitiva. Come definitivo e martellante è il suono dei TGS che disco dopo
disco si inoltrano sempre più a fondo nelle sperimentazioni sonore pur mantenendo una
riconoscibilità netta ed indiscutibile. Abbiamo avuto modo di ascoltare qualche momento del
nuovo disco e non abbiamo problemi a rivelare che il viaggio è ancora ben lungi dal
concludersi. Meditate su questo album mentre loro preparano i dettagli di quella che sarà la
nuova tappa. Come sempre di sola andata.

http://tritacarnetotenschwan.blogspot.it/2016/10/blog-post_23.html?spref=fb&m=1

lunedì 29 agosto 2016

Recensione NERO su SODAPOP WEBZINE

di Emiliano Zanotti

L’opera al nero di The Great Saunites è un disco in tre atti che prosegue la cavalcata del duo lodigiano alla ricerca dell’hard-groove perfetto lavorando su un suono scarno ma bastante a sé stesso che non accetterebbe nessun altra aggiunta se non quella di un’elettronica che di tanto in tanto fa capolino a colorire le atmosfere. Sarà la suggestione della bella copertina (opera di Stefano Gerardi), ma i primi due minuti di Nero, brano che apre il disco e lo battezza, suggeriscono una discesa negli abissi dove, raggiunto un punto sufficientemente profondo, i due musicisti cominciano a macinare, nel loro ormai consolidato stile, giri di basso e batteria sempre in equilibrio fra ipnosi ed apnea: si scandaglia il fondo alla ricerca di deserti sottomarini con un suono che  richiama tanto le desert session quanto i Pink Floyd pompeiani in versione da dopo bomba. Al confronto i nove minuti di Lusitania (con addirittura una melodia che si fa strada fra basso e percussioni) sono rilassanti, ma subito Il Quarto Occhio rinserra i ritmi e chiude i giochi con un crescendo che monta come uno tsunami dopo un teso passaggio centrale a base di noise analogico. Proprio il peso che l’elettronica  ha in Nero rappresenta un elemento di notevole interesse per lo sviluppo del futuro suono della band, permettendo, mi pare di intuire, di evolverlo secondo le linee guida di una psichedelia dai tratti space e tribali: l’hard-groove perfetto non è ancora stato trovato, la ricerca (per fortuna) continua.

http://www.sodapop.it/phnx/great-saunites-nero-hysmneon-paralleliil-verso-del-cinghialehypershape-2016/

martedì 16 agosto 2016

Recensione NERO su METALITALIA.COM

di Davide Romagnoli

Quarto album per il duo avant-rock lodigiano The Great Saunites: ossessiva ripetitività tribale, divagazioni spaziali, ipnosi mistiche da pattern ritmici e panneggi sonori fluttuanti. Per chi li segue già da qualche anno sicuramente questo “Nero” non sarà nulla di particolarmente estroverso rispetto, ad esempio, al primo omonimo “TGS” del 2010. La title track introduttiva è una cavalcata di basso, noise e tamburi di una ventina di minuti che sembra uscita da un pellegrinaggio stile Om, ma densa di ri-suoni industriali ed ossessivi, caustici ed oppressivi, che rimandano ad un clima tetro, buio e oscuro come la magia più pericolosa da cui sembra attingere lo spirito per l’intero lavoro. L’ultima sezione del pezzo, infatti, sembra ricapitolare alcuni immaginari di un certo filone cyberpunk particolarmente industrial e kraut con cui sembra che Atros e Leonard abbiano sempre fatto vibrare le loro corde emotive. Quasi naturale sembra infatti essere il conseguente rimando al precedente lavoro di collaborazione con Attilio Novellino chiamato “Radicalisme Mécanique” di due anni fa, nel quale la jam neubauteniana aveva preso il sopravvento sulle precedenti sonorità più southern e funamboliche del duo (come era stato nel precedente “The Ivy” del 2013). Altrettanto naturale sembra essere una maturazione compositiva di arrangiamenti e sonorità, che amplia lo spettro sonoro di quanto presentato dalla band in una maniera che sicuramente determina un effetto finale più intrigante e favorisce un’immersione ancora più profonda nelle viscere di queste magmatiche profondità scandite da “Nero”. “Lusitania” è infatti un cardine portante di questo effetto ampliato di possibilità che emergono dal nuovo lavoro dei The Great Saunites, riprendendo infatti i canonici andanti del basso di Atros à la Om portandoli però in territori nuovi per i lodigiani, e pur sempre ricchi di fascino. Con “Il Quarto Occhio”, la più corta del trio di pezzi di “Nero”, circa sette minuti, ritroviamo un brano più accattivante e movimentato, come quelli di “The Ivy”, che però mantiene ferrea la volontà di essere narrativo e suggerire ancora una volta un immaginario che lo posiziona infatti opportunamente come chiusa di un percorso introspettivo oscuro e meditabondo, tra edifici distrutti e mura che crollano verso abissi profondi e metropolitani.

http://metalitalia.com/album/the-great-saunites-nero/

lunedì 8 agosto 2016

Recensione NERO su ROCKAMBULA

Più meditato dei suoi predecessori, Nero, suite di 35 minuti divisa in tre parti, conferma l’ossessione dei lodigiani per il tribalismo e per la circolarità del suono, andando però a perdere un po’ troppo in fisicità, soprattutto lungo i 19 minuti dell’iniziale title-track. Funzionano meglio i due successivi movimenti (“Lusitania” e “Il Quarto Occhio”) ma ci si trova in definitiva di fronte ad un lavoro che ad ascolto concluso non ci lascia dentro grandi tracce di sé, risultando meno scuro e misterioso di quanto probabilmente si sarebbe voluto. Insomma, un piccolo passo indietro per due musicisti che comunque non si discutono.

http://www.rockambula.com/fast-listening-luglio-2016/ 

mercoledì 1 giugno 2016

Recensione NERO su BACKSTREET BUSCADERO, Maggio 2016

di Lino Brunetti

Un passo alla volta The Great Saunites, il duo lodigiano formato da Atros (bassi) e Leonard Layola (tamburi), continua nella ridefinizione della propria musica. Non che dagli esordi ad oggi siano cambiate le coordinate – che rimangono quelle di una heavy psichedelia con innesti stoner, kraut e space-rock, con punti di contatto con la musica degli Om – ma ogni disco ha saputo aggiungere un tassello in più, una nuova sfumatura di suono, ha evidenziato la voglia costante di continuare a sperimentare sulla propria essenza e sui propri moduli compositivi. Nero, che è il loro quarto album, è stato registrato, mixato e masterizzato da Riccardo “Rico” Gamondi di Uochi Toki e La Morte, personaggio che credo abbia dato al duo una mano nell’aggiungere quella che è la novità principale di questo nuovo lavoro, ovvero l’innesto di field recordings ed elettronica tra i loro tribalismi sonori. Sorta di unica suite divisa in tre parti, la musica di Nero consta infatti delle ipnotiche linee di basso e del tambureggiare della batteria, a cui s’aggiungono textures organiche di rumori d’ambiente, elettroniche infiltrazioni di suoni altri, messi a mò di completamento, ma pure di pausa e contrappunto allo srotolarsi ossessivo delle composizioni. Cangianti e fatti di pause e ripartenze i quasi 19 minuti della prima parte; attraversati da vibrazioni muezziniche i 9 della seconda; più concisi, duri e dritti al punto nella terza. Per i fan del genere, ma non solo, un bell’ascolto.

https://backstreetsbuscadero.wordpress.com/2016/05/29/the-great-saunites-nero/

martedì 17 maggio 2016

20 Maggio TGS su BANG BANG Radio.it

Venerdi 20 Maggio The Great Saunites ospiti all'interno della trasmissione Experimental Jam Set , in onda dalle h 22 alle 24 su BANG BANG Radio .
Intervista e mini live ascoltabile in streaming qui:
http://bangbangradio.it/

giovedì 14 aprile 2016

Recensione NERO su KATHODIK

di Damiano Gerli

Ritornano i nostri carissimi amici lombardi The Great Saunites, ormai consolidata realtà del buon rock strumentale italiano e da me già apprezzati in passato più e più volte.
Con questo nuovo lavoro, 'Nero' come la pece, sembrano essere alla ricerca di un qualche tipo di convivenza, giustamente dico io, tra le loro anime, quella sperimentale e quella strettamente muscolare. Il risultato sono tre lunghi pezzi molto più tenuti a freno rispetto a quanto ci avevano fatto ascoltare in passato, con l'iniziale title track che vorrebbe spaziare sull'intero panorama sonoro dei lodigiani.
Il risultato è discreto, a tratti un po' incostante nella ripetizione iniziale di farfugliamenti di sintetizzatore e ansiose avanzate di basso sottolineate dal solito ottimo lavoro ai tamburi, spegnendosi poi dopo un quarto d'ora in un finale etereo: un viaggio interessante ma che sembra difettare di qualche guizzo muscolare che tenga il passo con quello a cui ci hanno abituato negli scorsi lavori.
Meglio Lusitania, iniziando subito con un maltrattamento ritmico da far invidia ai bei tempi di Nick Mason, Marcello e Angelo tengono alta la tensione con un avanzamento sornione che sembra voler presagire uno sfogo completo. I due la tirano avanti per una decina di minuti, riuscendo con maggior successo nel ricreare sostanzialmente lo stesso scheletro della title track.
Chiudiamo con i sei minuti de Il Quarto Occhio, che si riaggancia in maniera circolare all'inizio senza però aggiungere molto a quanto già detto in precedenza con i vari riff di basso, gorgoglii elettronici e batteria.
Tre lunghi pezzi che scivolano via un po' troppo velocemente, senza, purtroppo, lasciare profondi segni. E' chiaro che i due stanno tentando di sperimentare e muoversi oltre, ma per ora 'Nero' non sembra la risposta che mi sarei aspettato.

http://www.kathodik.it/modules.php?name=Reviews&rop=showcontent&id=6258

martedì 9 febbraio 2016

Recensione NERO su ACIDI VIOLA

di Simone Barra

Nero. Scuro. Basso. Vibrante. Tribale. Ancora più scuro. Ancora più pesante. Tre tracce per trentacinque minuti e nient'altro che due strumenti: una batteria, martellante, e un basso, lento, distorto, isterico.
Momenti che sembrano ambient, e anche drone, ma che poi degenerano in atmosfere psichedeliche, ritmiche tribali, percussioni pulsanti, riff ipnotici. Diciotto minuti di viaggio nel nero più scuro ed avvolgente, tra effetti ed ipnotici riff di basso, adagiati violentemente su un tappeto di percussioni sempre più iperattive. Ripetersi, mutando dettagli impercettibili: questo fanno i The Great Saunites. Martellare per entrare piano piano nella testa di chi ascolta. E, una volta dentro, tenersi bassi, scivolare silenziosamente negli angoli più remoti e nascosti del cervello umano. L'iniziale Nero è tutto questo, una title-track lunga quasi venti minuti, con un finale lungo e diluito, che fa da apripista a Lusitania, traccia in cui il duo vede la partecipazione della romana Cassandra: batterismi tribali che strizzano l'occhio agli OvO e un basso che continua a colpire coi suoi riff psicotici. Su questi si adagia l'opera di Cassandra: i suoi rumorismi e le sue visioni diventano parte integrante del brano, alzando il livello del rumorismo-psichedelico a livelli inimmaginabili. Sonorità che ti cullano e ti disturbano allo stesso tempo, la testa dondola assente ma il cervello e il corpo partecipano attivamente. Forse è questo l'effetto che la psichedelìa Deve avere sugli ascoltatori. E quindi perché cambiare direzioni nella finale Il Quarto Occhio? Le percussioni impazziscono ancora di più, camminando sul fragile filo dell'iperattività, mentre il basso tesse ancora trame ipnotiche, scivolando e disintegrandosi in puro rumorismo. Ma è solo un bluff, basso e batteria ritornano a martellare, o forse è solo una illusione e il nostro cervello si sta abbandonando a ciò che il duo di Lodi ha costruito attorno a noi.
Più che un disco, è un viaggio: lasciatevi andare e perdetevi, la colonna sonora è praticamente perfetta.

http://acidiviola.tumblr.com/post/138992422428/the-great-saunites-nero-2016-hypershape

martedì 2 febbraio 2016

Venerdi 5 Febbraio TGS live al Tetris di Trieste



Recensione NERO su THE NEW NOISE

 di Maurizio Inchingoli

I Great Saunites tornano con un album dai toni all’apparenza meno focosi, direi più ragionati rispetto alla scorsa uscita, The Ivy. Questo Nero è infatti una sua versione più meditata: nella sulfurea traccia d’apertura il basso di Atros s’incaponisce in lunghe ed estenuanti cavalcate ritmiche, memore con tutta probabilità della lezione dei Pink Floyd di fine Sessanta/inizio Settanta (diciamo altezza Ummagumma/Meddle), ma sa anche dare le necessarie pennellate, meno ottundenti del solito, contornate da elettronica ed effettistica d’atmosfera che a fine corsa spiazzano per l’estrema delicatezza del tocco. “Lusitania” parte tribale come potrebbero immaginarla più o meno i torinesi La Piramide Di Sangue, ma poi si perde in un rumoroso mare agitato, tra i fluttuanti “disturbi” e i lacerti di voce dell’ospite Cassandra (del giro romano di Angst e Suicide Autoproduzioni), mentre la chiusura di “Il Quarto Occhio” ha un incipit che non può non ricordare quello di alcuni pezzi degli Om, periodo God Is Good, ma come bagnati nell’amfetamina (qui Leonard Layola cerca di personalizzare il tutto con inserti di note evanescenti affogate in paludi al limite del dub). Sostanzialmente si intuisce che il duo ha sempre una voglia matta di suonare, altresì che ha legittimamente pensato di provare a diversificare la proposta. Nero rimane album di certo interessante, ma meno diretto del precedente. Saranno in tour nei prossimi giorni, comunque, non perdeteli.

http://www.thenewnoise.it/the-great-saunites-nero/

venerdì 29 gennaio 2016

THE BREAKFAST JUMPERS consiglia NERO


Come la cover poteva far sospettare scendiamo oggi nella fossa delle Marianne dove mostri più simili ad incubi che a pesci vagano in cerca di preda. Laggiù sul fondale dove "buio" assume un nuovo significato. Nero, dei The Great Saunites, contiene tre brani meravigliosamente inquietanti che sicuramente vi perseguiteranno questa notte. Fuori per HysM?, Il Verso del Cinghiale Records, Hypershape Records e Neon Paralleli.

 http://breakfastjumpers.blogspot.it/2016/01/the-great-saunites-nero-2016-streaming.html

domenica 17 gennaio 2016

Recensione TGS-NERO su DISTORSIONI

di Romina Baldoni

Abbiamo già conosciuto il  valido duo lodigiano The Great Saunites che ha saputo stupirci per la densità oscura e avvolgente del loro suono, capace di ammaliare e coinvolgere emotivamente,  tanto nei concept da studio, quanto nelle performance live. Sono Atros al basso e Leonard Layola ai tamburi. La loro originalità si basa su ingredienti semplicissimi, il loro prodigio sta semplicemente nell’abilità di dosaggio di questi ingredienti.
Fanno entrare in un dialogo disarticolato e rutilante le asperità tribali di basso e batteria, montano un groove che inizialmente sembra spastico e slegato ma poi prende piede incuneandosi in stratificazioni sempre più spesse e ossessive, in un lento e inesorabile incedere cavernoso e ostinato, furente e vorticoso fino a inattese dispersioni psichedeliche. Le tensioni si allentano smontando questi cumuli ottenebranti di materica pesantezza con brillanti arguzie elettroniche, con una serie di inserti rumoristici ed effetti che si propagano e cadono in dissolvenza. "Nero", quarto disco in ordine di arrivo, segue anch’esso, come per i lavori precedenti, lo sdoganamento dal rigore della suddivisione in brani. 
Si tratta sempre di concezioni molto omogenee che avanzano in modo non programmato e per percorsi inattesi. Nel caso in questione sono tre atti che potrebbero riflettere tre possibili vie di fuga partendo da identici elementi narrativi. L’omonima Nero rievoca molto bene la suggestione visiva del promo video, una fusione osmotica che finisce gradualmente per assorbire ogni trasparenza. Il monocolore diventa un manto sinuoso, una sagoma liquida che inizia a danzare di una danza arcana, inquietante e ipnotica fino ad assumere tutte le forme più disturbate e bizzarre che la nostra mente va man mano attribuendogli sotto l’influsso e la suggestione impresse dal ritmo.  
Lusitania è pura frenesia, una corsa indomita, una selvaggia prova di resistenza che gioca sull’alternarsi spasmodico tra istinto, ferinità primitiva, brama sensuale. Di grande effetto gli intercalare e i contrappunti dei fiati che riportano a immaginari esotici e visioni oniriche. E il simbolismo da magia occulta torna prepotente a riaffacciarsi nella finale Il Quarto Occhio. Il classico dilagare per propulsione, che il precedente “The Ivy” (2013) aveva ben definito, allestisce un rituale pagano, l’ambientazione che prepara un rito iniziatico propiziatorio. Tra fumi che stordiscono e assalti serrati si rimane prigionieri di un incantesimo che raggela e risucchia, affascina e spaventa, intriga e soggioga. 

http://www.distorsioni.net/canali/dischi/dischi-it/nero

sabato 16 gennaio 2016

NERO recensito da MUSIC COAST TO COAST

di Anna Dascola

Sonorità cupe e oscure, riff ripetuti ossessivamente: questo è Nero, il quarto album del duo The Great Saunites. La collaborazione tra i due musicisti Atros e Leonard Layola nasce a Lodi nel 2008 e tutto il percorso stilistico della band è caratterizzato dalla ricerca di un ritmo ossessivo e ipnotico che rimanda alle atmosfere psichedeliche europee e allo space rock, fino a ricordarci le sonorità tribali dei Killing Joke.
Nero è composto da tre tracce strumentali molto lunghe e corpose e ci colpisce quanto il titolo possa essere perfettamente in linea con la ricerca e la sperimentazione del gruppo: tutto l’album, in tutti i suoi suoni, è una passeggiata nel lato oscuro delle cose, dei sentimenti, dell’umanità.
Le tre tracce che compongono il disco, Nero, Lusitania e Il quarto occhio, cercano di dipingere con le note il tribale e primitivo, la nuda essenza delle cose. Ascoltando il primo brano che dà il titolo al disco, Nero, veniamo catapultati in paesaggi ostili e diventiamo spettatori di violente danze tribali: indicativi sono i suoni di apertura, simili a dei gong, che preannunciano una visione mistica.
Più blues i suoni di Lusitania, contaminati da rumori e stridii che avvicinano il brano allo stile industrial per poi concludersi con litanie che creano un’atmosfera da messa nera. Il nostro viaggio nell’oscurità si conclude con le percussioni inquietanti di Il quarto occhio. Lo stile di Nero è composito e sfaccettato e unisce una base tribale e primitiva a percussioni, rumori industrial, musica elettronica e psichedelica.
Il risultato è davvero interessante ed enigmatico, di respiro internazionale, coinvolgente ed essenziale. Nero richiede un ascolto approfondito e impegnato, un orecchio attento a riconoscere i suoni e gli echi di una musica molto complessa, ma sa coinvolgere anche l’ascoltatore meno esperto e meditativo con i suoi ritmi accattivanti.

http://www.musiccoasttocoast.it/the-great-saunites-nero/

NERO recensito su DISTOPIC



Nero” è il quarto album a nome The Great Saunites. Concepito nella prima metà del 2015, si compone di tre atti. E’ un flusso alla ricerca del punto oscuro e primitivo del suono attraverso suite circolari, tribalismi ed elettronica. Non è un disco facile, ma neppure restio a farti entrare nella sua casa, perché la musica del duo si lascia ascoltare e se sei nella giusta forma mentale, cioè se hai voglia di farti trasportare da suoni che scivolano verso una certa psichedelia mitteleuropea, allora il contatto sarà finanche gradevole. A basso volume (come sottofondo) il compact intrattiene benissimo, ma tirato su ad alto volume è possibile cogliere molti effetti carini. E’ indiscutibilmente un album scuro (direte voi, “…grazie al cavolo, l’hanno chiamato “Nero” apposta”) ma nel complesso ci piace il suo voler andare alla ricerca dell’ascoltatore per avvolgerlo in un universo sonoro che, in alcuni frangenti, ha qualcosa di cinematografico.

http://www.distopic.it/the-great-saunites-nero/

NERO recensito su ONDAROCK

di Michele Saran

Dopo una discreta pausa, già più lunga dei loro soliti standard, il duo lodigiano dei Great Saunites (Marcello “Atros” Groppi e Angelo “Leonard Layola” Bignamini) torna con un disco nuovamente ambizioso, “Nero”.

La traccia eponima di 19 minuti all’inizio raduna qualche cliché della psichedelia (loop di gong in stereofonia) ma rinnovandoli nella caratura sonica (una suadente danza industriale elettronica), che in chiusa si rarefanno in scampoli di musique concrete e tocchi diafani di marimba. Le loro ormai tipiche cavalcate cosmiche di basso e batteria a mo’ di raga sono invece più sottofondo brumoso che devastazione, e anche i miasmi elettronici si fanno decorazione: nel suo insieme la suite è stanchina e non così coesa.

“Lusitania” (9 minuti) mantiene la medesima impostazione, ma con più forza sciamanica (la ripetizione ad libitum di semplici figure tribali di batteria e dei riff a glissando del basso crea ancora una buona catarsi), anche se poi scala marcia in una stasi plumbea Pink Floyd-iana.
Il rondò dell’ideale sonata, “Il quarto occhio”, aumenta ancora la tensione, poi attraversa un’oasi nera di riverberi dub, e si ricollega al primo riff della title track per chiudere il cerchio (ma non fa il botto).

Successore, più che del monolite “The Ivy” (2013), dell’esperienza con Attilio Novellino nella jam improvvisata “Radicalisme Mecanique” (2014), e - certo - di quella interna con Lucifer Big Band. Ne eredita la parte più creativa e più fascinosa, il contorno purtroppo, sculture di suono che circondano senza posa e con dosata cupezza l’interplay dei due. Una sostanza musicale ancora incerta se fare il grande passo o rimanere al sicuro.
Altra co-produzione: Hypershape, Il Verso Del Cinghiale, HYSM?, Neon Paralleli. Rico al mixer.

http://www.ondarock.it/recensioni/2016_greatsaunites_nero.htm

martedì 5 gennaio 2016

domenica 3 gennaio 2016

TGS&Attilio Novellino - Radicalisme Mècanique: new review by EtherREAL (France)

 by Fabrice Allard

 C’est en 2012 que l’on découvrait Attilio Novellino avec son album Through Glass publié chez Valeot Records. Après ce coup de cœur, il était logique que l’on poursuive la découverte de cet artiste italien. C’est donc via cette collaboration avec The Great Saunites qu’on le retrouve sur ce 12" simple face d’une toute autre tonalité puisque cette formation italienne joue plutôt sur le terrain d’un power krautrock teinté de psychédélisme, peut-être l’occasion pour Attilio Novellino de renouer avec ses premières amours.
Avec un seul titre d’une douzaine de minutes, cette collaboration reste de courte durée mais promet d’être intense et assez éloignée de l’ambient organique qu’il livrait sur Through Glass. Les premières notes sonnent d’ailleurs l’alarme avec une sorte de sirène de cuivres, une voix plutôt revendicatrice, quelques coups de cymbales préparant la construction d’une rythmique bientôt régulière. The Great Saunites prend donc rapidement le dessus et cette collaboration sera plutôt à classer dans le registre des productions post-rock.
Une musique particulièrement riche, qui gagne en puissance en multipliant les lancements de nappes, drones et crissements, sans parler des improvisations de cuivres nerveux et nasillards. Sur le dernier tiers, nappes, drones et textures de toutes sortes s’organisent pour former un dense magma sonore qui rivalise avec le duo basse-batterie au second plan avant de s’éteindre sur des boucles abandonnées, entièrement gérées par les machines.
On est donc bien loin de l’ambient grésillante d’Attilio Novellino mais ce Radicalisme Mècanique est une très belle pièce post-rock.

http://www.etherreal.com/spip.php?article5264

sabato 2 gennaio 2016

TGS - NERO out on January 15th


The Great Saunites - Nero 

CD digipack out on January 15th via Hypershape Records, Neon Paralleli, HysM?, Il Verso del Cinghiale Records. Artwork by Stefano Gerardi