giovedì 3 novembre 2011

TGS su GOODFELLAS

Il Verso del Cinghiale Records e' ora ufficialmente distribuita da Goodfellas,gli album di TGS e delle altre band dell'etichetta sono reperibili nei migliori negozi di dischi.



martedì 1 novembre 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "ACIDI VIOLA"

a cura di ciciciripicici

Questi sono pazzi.
Un delirante ep di tre tracce, anzi forse dovrei correggermi, quelle non sono tracce.
Tutto tranne che tracce, sono esplosioni con overdrive, eserciti di martelli pneumatici che ti circondano per perforarti il cervello, grattacieli che crollano e alzano polvere, tanta, troppa polvere.
Non sto pubblicizzando un azienda di demolizioni, anche se forse potrebbero avere dei trascorsi in quel campo. Un bassista e un batterista da Lodi, decidono di mettere alla prova la nostra resistenza con Tanit (di 6 minuti circa), Golden Mountain (di 10 minuti circa) e Delay Jesus,il mostro finale (di 15 minuti circa), tra giri di basso interminabili incatenati ad una batteria che non trova pace sotto effetto di distorsioni e psichedelia.
Io però non ce l’ho fatta ad arrivare alla fine, stavo impazzendo ed ho accennato qualche crisi epilettica. Potrei anche denunciarli per l’art. 844, ma mi sono piaciuti proprio per questo.
Questi The Great Saunites sanno cosa vogliono, e a differenza di molti, lo sanno fare.

PS.
(L’art. 844, del codice civile, è la norma fondamentale per il singolo che subisce il rumore, consentendo la reazione e tutela in sede giudiziale allorchè le immissioni cui è sottoposto superino la normale tollerabilità.)


http://acidiviola1.altervista.org/av/the-great-saunites-delay-jesus-68-2011/

Recensione DELAY JESUS '68 su "SUPERMIZZI"

a cura di Guido Siliotto

Sono solo in due, ma a dispetto del numero fanno parecchio baccano. In realtà, ponendosi come duo basso-batteria – con qualche inserto di tastiera - ci si potrebbe aspettare qualcosa di particolarmente sperimentale, e invece The Great Saunites chiariscono fin dalla prima traccia che il loro percorso è assai più tradizionalista e questi ragazzi di Lodi dimostrano di avere a casa una bella collezione di dischi. Pescano a piene mani dall'hard rock più classico e da certa psichedelia, per finire in un contesto che senza problemi potremmo definire noise. Facile immaginare che i pezzi nascano da lunghe jam in sala prove e questi flussi di coscenza vanno poi a costituire le lunghe tracce contenute nel cd. L'atmosfera che si respira, comunque, è cupa e a tratti inquiteante e i due sono molto bravi, ottimi sia il drumming ossessivo che le linee di basso che tengono in piedi l'aspetto melodico. Con un maggiore dinamismo compositivo, il prossimo album potrebbe fare il botto.

http://supermizzi.blogspot.com/2011/10/great-saunites.html

giovedì 29 settembre 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "STORIA DELLA MUSICA"

a cura di Alessandro Pascale

La migliore garanzia per capire il valore di questo disco è la presenza dietro le quinte di gente come Luca Ciffo (Fuzz Orchestra) alla registrazione e al mix e di Giuseppe Ielasi alla masterizzazione. Due personaggi non così noti al grande pubblico ma che nell'underground italico si sono fatti un loro nome che ne denota un'impronta di sicura qualità artistica.
L'opera per cui si sono scomodati è Delay Jesus '68, mini-lp di tre brani dei lodigiani The Great Saunites, ossia un anomalo duo composto da L. Kandur Layola alla batteria e da Atros al basso.
Ne vengono fuori tre tracce interamente strumentali che rientrano in una squisita tradizione heavy-psych, genere che in Italia non ha mai ottenuto molti esponenti di spicco oltre i più noti Ufomammut e Bron Y Aur.
In Delay Jesus '68 (titolo che non nasconde neanche troppo l'amore per i Can) si trovano quindi cavalcate soniche in cui si fondono stoner-doom desertico, hard-rock sabbathiano, distorsioni e refrain rudi, dilatazioni psichedeliche floydiane unite a poderosi e repentini cambi di ritmo che mischiano parte della lezione progressive secondo le modalità fatte proprie da gruppi come gli Oneida.
Rispetto a questi ultimi però manca completamente l'elemento acido-krauto e di conseguenza anche il carattere follemente dinamitardo tipico del gruppo newyorchese. Siamo piuttosto molto più vicini in certi frangenti (specie nel conclusivo brano omonimo) ad un certo math-rock solido, saldamente geometrico e teso a costruire un wall of sound dinamico, come ci hanno insegnato a loro tempo gruppi come i Don Caballero.
La brevità del disco, la sua compattezza e la profondità delle intuizioni musicali ivi presenti rende Delay Jesus '68 un'opera che merita quindi una certa attenzione, vista la sua superiorità rispetto alla media dei prodotti presenti sul mercato nostrano (e non solo). Insomma dateci un ascolto che merita.

http://www.storiadellamusica.it/The_Great_Saunites_-_Delay_Jesus_68_(Hypershape_Records,_2011).p0-r4269

martedì 20 settembre 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "KOMAKINO"

Due gentiluomini da Lodi, basso e percussioni, formula strumentale, vibe psichedelico e lunghe cavalcate.
Delay e overdrive su basso, drumming metallico, anche flauto e organo, un'esplorazione del suono su tre tracce, un'esplorazione come la farebbe un caterpillar in montagna (Golden Mountain), - abbastanza carne al fuoco per render le cose interessanti, - e se Vi fermate a guardare tra i fumi che esalano, potreste finire per scorgere il volto sacro di Gesù.. scherzo, riuscirete giusto a raggiungere il barbecue, ma in ogni modo, Vi consiglio di ascoltare questo disco con le cuffie, per meglio assaporare l'unità del matrimonio della sezione ritmica e la sua primitiva dinamica.
Pensate ad una versione rozza degli Om senza CV e con nessuna volontà di rifarsi agli Om.
E nota finale, per gli addetti ai lavori: il tutto è registrato da Luca Ciffo dei Fuzz Orchestra / Bron Y Aur. Mica pigne.

http://www.inkoma.com/read.asp?id=3775

venerdì 26 agosto 2011

giovedì 4 agosto 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "CLAPBANDS"

a cura di Paolo Finocchiaro

Montagne lisergiche in azione. Cavalcate elettriche nella miglior tradizione psichedelica. I Great Saunites la sanno lunga sul loro suono ed aggiungono al loro repertorio questo gioiellino di heavy-psych un pò kraut ed un pò space rock, denominato "Delay Jesus '68" (Hypershape Records/Il Verso del Cinghiale Records - 2011) dopo la prima prova "TGS" (2010). La formula è apparentemente semplice: un duo basso/batteria, effetti calibrati ed un lungo divenire compositivo pieno di sorprese tra fermate, risalite e tribalismi percussivi. Esalta pensare la loro miscela sonica come un incontro tra i Can del primo periodo (non a caso il nome dell'album cita una delle prime prove dei Can chiamato "Delay '68"), gli Sleep, i Pink Floyd '68-'71, i Motorpsycho più acidi e psiconauti e trasognanti reminiscenze stoner. La descrizione darebbe da pensare a qualche sperduto gruppo nella vasta provincia americana ma qui siamo in Italia ed esattamente a Lodi. Credo che Atros - basso e Kandur Layola - batteria siano fieri del loro sound dato che il genere in Italia non va tanto per la maggiore, occupati come siamo a seguire le mode del momento. Ma il risultato mi dice che qui il coraggio di osare da parte dei ragazzi c'è ed eccome. Quindi, sempre avanti ed oltre come un panzer che sogna le nuvole, guardandole.

http://clapbands.blogspot.com/2011/08/great-saunites-delay-jesus-68-ep.html

mercoledì 20 luglio 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "SENTIRE ASCOLTARE"

a cura di Stefano Pifferi


Il duo nell’accezione post White Stripes può voler dire garage-rock bluesy e pestone con basso&batteria che si slanciano a rotta di collo tra urgenza luciferina e incedere rock. Oppure psichedelia ascensionale infinita alla maniera degli Om. O ancora, noise brutale in modalità carrarmato come nel caso dei Lightning Bolt.
Poi però, ed è il caso dei qui presenti The Great Saunites, ci sono esperienze che pur non innovando riescono nella affascinante fusione dei suddetti referenti. L. Kandur Layola (batteria) e Atros (basso) – nome de plume dietro cui si nascondo i due protagonisti – mettono in scena tre lunghi brani in cui dispiegano l’ampia apertura alare tra psych dilatata, stoner corposo e rock mefitico prediligendo ovviamente la profondità del groove coinvolgente. Se qua e là emergono reminder Sleep (Golden Mountain) o Black Sabbath (l’attacco della title track), l’afflato kraut-rock alla Can (si noti il gioco di rimandi del titolo dell’album) e le ambientazioni oscure ed ipnotiche sono rese in maniera molto personale tra scarti improvvisi di velocità, ritmiche mai statiche e vertigini umorali. Luca Ciffo (Fuzz Orchestra) alla registrazione e Giuseppe Ielasi al mixing sono poi più di una garanzia per questo giovane progetto lodigiano e l’ennesima bella sorpresa per la label di Alberto Pirti Messaggi.


http://www.sentireascoltare.com/recensione/9009/great-saunites-the-delay-jesus--68.html

sabato 4 giugno 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "IL MUCCHIO"

a cura di Hamilton Santià

Ora, cosa ce ne facciamo dell’ennesimo album strumentale che non è tanto post-rock quanto metal-“de”metallizzato? Cosa ci servono tre “movimenti” per 29 minuti di musica che rimanda (in Italia) agli Ufomammut e (all’estero) ai Jesu? Insomma, cosa rende questo “Delay Jesus ‘68” (ecco sì, forse il titolo spiega già tutto: c’è parecchio delay, ci sono i Jesu – e la s? e va beh – c’è quel tipo di ’68 che riecheggia rivoluzioni e, soprattutto, album dei Blue Cheer) degno di essere ascoltato ora che, nel 2011, roba di tal foggia di esce dalle orecchie?
Sì, insomma, il problema è sempre il solito. Non è che i The Great Saunites facciano schifo o abbiano qualche demerito particolare. Anzi, la loro musica si ascolta anche con piacere. Però non può restare in mente. Non ce la può proprio fare. È fisiologico. Arriva in un momento in cui c’è talmente tanta offerta che non si pensa più all’entità della domanda. Ormai sono troppe le band che si lanciano in lunghissime e estenuanti suite strumentali anche coinvolgenti, anche ben suonate, anche accattivanti (immagino che dal vivo questa roba abbia una ragion d’essere ben maggiore) ma totalmente interscambiabili, assolutamente indistinguibili, così “mediamente” cazzute che pare ascoltare sempre la stessa cosa dalla stessa band.


http://www.ilmucchio.it/fdm_content.php?sez=scelte&id_riv=88&id=1860

martedì 31 maggio 2011

Recensione TGS su "KATHODIK"

a cura di Damiano Gerli

Non ero affatto preparato a questo piattino prelibato che si celava dietro il nome, per me sconosciuto, dei The Great Saunites, trio di Lodi che sapientemente mescola in uno stregato pentolone massicce dosi di acidità psichedeliche, sabbia del deserto e oscuri presagi semi-stoner. E d'altronde, è giusto che le sorprese arrivino così... non annunciate.
Il risultato è di quelli da leccarsi le "'recchie", un sound granitico, che si estrinseca in maniera lasciva lungo le labirintine strade di Blythia, pezzo iniziale dell'ep. Si va invece su paesaggi esotici con la successiva Isaiah, di gran lunga più misteriosa e intrigante, composta di una lunga parte centrale di tastiera e lontani richiami sitar. Ho sentito più di un richiamo a Matt Uelmen in alcuni fraseggi, ma forse qui è solo la mia estrema nerdaggine a parlare. Dopo diversi minuti, il pezzo esplode con potenti note di basso e richiami più puramente psych, poi si ferma e poi riparte in una cavalcata tremenda fino alla fine. Spettacolare.
Nella conclusiva Santiago invece è la voce a farsi sentire, volteggia sullo sfondo insieme a qualche nota di basso e delle maltrattate percussioni, per un perfetto finale misterioso.
Ottimamente prodotto e suonato, 'TGS' presenta la band in maniera ideale, in ogni sfaccettatura sperimentale e nella potenza del loro sound.
I nostri hanno fatto uscire già un nuovo album, 'Delay Jesus '68', che speriamo di poter ascoltare quanto prima.


http://www.kathodik.it/modules.php?name=Reviews&rop=showcontent&id=4572

Recensione DELAY JESUS '68 su "EXTRA MUSIC MAGAZINE"

a cura di Giuseppe Celano

Il Verso Del Cinghiale Records, etichetta molto attenta alla ricerca di band di contaminazione e rottura, propone questa nuova uscita che gioca sul rock 'n' roll grezzo e minimale. The Great Saunites sono in due, producono un Ep di tre brani strumentali, intensi e corrosivi. Il loro rock infernale viaggia su coordinate vintage, ritmiche schiacciasassi, ripetitive e pesanti come macigni, riff angolari che spingendo alle corde l’ascoltatore, per una serie di ganci e montanti ritmici, non lasciano scampo.
Violenti quanto basta per assicurarsi la vostra attenzione, scattanti e psichedelici tanto da meritare il vostro rispetto The Great Saunites sanno come forgiare il rumore producendo tre brani sorprendenti. Suonano rumore bianco ottenuto dallo scontro fra basso e batteria che scomodano i Fugazi. ”Delay Jesus ’68” marcia per trenta minuti di puro magma rock oscuro su cui navigare insieme alla band fondendosi lentamente, diventando parte del tutto.


http://www.xtm.it/DettaglioEmergenti.aspx?ID=11723

martedì 24 maggio 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "SODAPOP"

a cura di Emiliano Zanotti

Vengono da Lodi, sono in due, basso, batteria e niente voce, e se ne escono con un disco d'esordio il cui impegnativo titolo evoca i Can. Il confronto però si chiude qua, battendo il duo strade diverse rispetto alla formazione teutonica, sebbene un certo spirito di ricerca che rifugge l'osticità gratuita potrebbe essere un tratto che accomuna i due gruppi.
Infatti, contrariamente a molte band con assetto analogo, i nostri non si lasciano andare a gratuite evoluzioni, ma suonano sempre piuttosto rotondi e per quanto possibile, rock'n'roll: la musica fluisce attraverso i tre brani come in una jam session, senza che si riesca a stabilire un preciso immaginario di riferimento; potremmo forse parlare di post-stoner, se non fosse che al secondo termine si associano oggi gruppi assolutamente ignobili. Anche se qua e là qualche sovrincisione di tastiere torna utile come riempitivo, è per forza di cose il basso ad essere strumento melodico, sfornando con sorprendente facilità giri memorabili (si ascolti quello portante di Taint), mentre la batteria detta i tempi e scandisce i momenti, ora più lenti ora più veloci, senza che ci sia mai un calo di tensione. A volte sembra di ascoltare gli Om più pinkfloydiani e notturni, altre dei Lightning Bolt meno furiosi, ma il discorso resta comunque sempre personale, noise/groove scuro e sporco, dilatato ma con giri che tornano spesso e fanno da riferimento per l'ascoltatore, in perfetto equilibrio, lo dicevamo all'inizio, fra canzone e ricerca. Ed essendo il disco d'esordio, questo è solo l'inizio.

http://www.sodapop.it/rbrth/content/view/1211/9/

domenica 22 maggio 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "IL MEGAFONO.ORG"

a cura di Alberto Agostini

Sound cupo, atmosfera scura, densa. Questo il biglietto da visita dei The great Saunites. Un bel viaggio nella penombra dell’anima il loro “Delay Jesus ‘68”. Tre sole tracce per un ascolto diverso per chiunque. Quasi 10 minuti di suono per ciascuno, una musica soltanto che riempie il vuoto. La cantilena della chitarra elettrica incalzata dal tamburellare ossessivo della batteria.
Tanit vi prende la testa e non se la molla. Trovarsi ad agitare la testa come un vecchio dio del rock è un niente. Precisi, architetti del suono costruiscono questi pezzi per non mollarvi. E sì che non è l’impresa più facile. Il mainstream abituato alle ballate radiofoniche si troverà sconcertato di fronte ai The great Saunites.
Di certo non sono un fenomeno commerciale e da questo punto di vista forse partono, coscientemente, svantaggiati in partenza. Senza parole da scimmiottare, con un tempo d’ascolto almeno doppio rispetto alla media, con quel senso di vuoto che ti lasciano dentro e la disperazione che ti sale direttamente dalla pancia non sono roba da bimbiminchia.
Golden Mountains è la seconda traccia che non spezza la prima, la continua con uno stacco brevissimo, il tempo di passare il valico tra il “forse lo ascolto” e “quando arriva il prossimo?”. Delay Jesus ‘68 picchia sulle casse come un fabbro d’altri tempi e questo rock comincia a piacerci davvero. E se fanno questo effetto da uno stereo figurarsi dal vivo…

domenica 15 maggio 2011

TGS Live al Csa BARAONDA - "Wondering Tagliola" NEW SONG


Grazie a Bruno e Dani

Recensione TGS e HELLEKIN MASCARA su "SANDS-ZINE"

a cura di Daniele Guasco

Due nuove uscite per Il verso del cinghiale records, etichetta che negli ultimi tempi si rivela sempre più attiva e attenta nella sua proposta, particolarmente per quanto riguarda le proposte che sperimentano e giocano sul rock 'n' roll.
Prendere il disco degli Hellekin Mascara, ad esempio, come un semplice album di math-rock strumentale sarebbe eccessivamente riduttivo. Questo canonico trio chitarra-basso-batteria infatti non si fa scrupoli a esplorare nei brani un’infinità di territori percorsi dal rock negli ultimi 50 anni, andando a proporre un album versatile, giocoso, elaborato.
Musica tanto d’altri tempi quanto attuale e personale, basta ascoltare la bellissima cover di Black Betty introdotta da Federico Ciappini (Six Minute War Madness) che partendo canonica e evocativa si trasforma in un’inedita furia di chitarra, ritmo, velocità incalzando l’ascoltatore con irresistibile e ferrea volontà di stupire. L’intero disco degli Hellekin mascara si presenta come un unico ascolto rapido, sporco, tirato, senza fiato e il risultato è più che apprezzabile.
Ancora più grezzo e sorprendente è l’album dei The Great Saunites, duo basso-batteria che in tre brani sintetezza un rock strumentale tanto ruvido quanto ipnotico in cui a farla da padrone è un sound vintage che assale l’ascoltatore tra improvvisi cambi di ritmo e sferzate sonore.
Questo parallelismo tra violenza del ritmo e psichedelia delle composizioni rende il disco dei The Great Saunites un ascolto da non perdere, un album energico capace di catturare l’ascoltatore sin dal primo ascolto grazie a una composizione scattante e sorprendente.
Quello di “Delay jesus ‘68” è rock ‘n roll spiazzante e buio ma più che altro gustoso, un piatto ricchissimo in cui gettarsi a capofitto per tutta la sua mezzora di durata.
Queste due proposte sono tante diverse quanto ottime nel loro proporre visioni di rock compatte e personali, due ascolti di altissima fattura. Complimenti, tanto ai gruppi quanto all’attenzione dell’etichetta.

giovedì 28 aprile 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "ROCKIT"

a cura di Manfredi Lamartina

Musica cupa per tempi disperati. Niente di meglio che mettere "Delay Jesus '68" dei Great Saunites per ballare l'ultimo tango prima che arrivi l'ultim'ora sull'Ansa con i saluti finali dal padreterno. Più che canzoni, qui troviamo tre lunghe jam session fatte esclusivamente di batteria, basso e una quantità da codice penale di distorsioni, rimbombi e acidità sonica diffusa. Il duo maltratta gli strumenti secondo coordinate che, come un viaggio nel tempo della durata di mezzora, partono dagli anni Novanta allucinati dello stoner e finiscono negli anni Settanta della psichedelia dalle pupille dilatate. Band ottima e con un pugno di soluzioni visionarie che piacerebbero tanto agli Oneida. Per dire il livello.

http://www.rockit.it/album/14798/the-great-saunites-delay-jesus-68

martedì 19 aprile 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "IMPATTO SONORO"

a cura di Denis Prinzio

Buone, buonissime vibrazioni dall’Italia underground più rumorosa e mai doma. The Great Saunites (duo composto da L. Kandur Layola e Atros, rispettivamente batteria e basso) rappresentano una piacevolissima sorpresa, creando, nel loro esordio Delay Jesus ’68 (registrato e mixato da Luca Ciffo dei Fuzz Orchestra) un maelstrom psichedelico e pesantissimo che entusiasmerà chi apprezza tali sonorità.
Sono dei veri e propri mantra recitati in nome del dio del noise, questi tre episodi lunghi che compongono il disco: pensate a degli Om scevri da influenze doom, o a dei Lightining Bolt meno spasmodici e più groovy. Già, perchè è proprio il ritmo l’elemento che rende il lavoro dei Great Saunites maggiormente fruibile rispetto ai gruppi citati precedentemente: nel break centrale di Golden Mountain, ad esempio, quando gli intrecci basso (sempre effettato e parecchio distorto)-batteria sembrano un incontro felice tra Bonham e dei Motorpsycho fumatissimi impegnati a risuonare per l’ennesima volta Roadwork Vol.1. Nella lunga (quasi quindici minuti) title track sono le jam heavy psych siderali di scuola Hawkwind a tenere banco, flirtate con una sensibilità free e con una ruvidezza noise stoner memore dei macigni Melvins e Neurosis.
Musica dalla forte connotazione tribale, ipnotica, pregna di una forza ancestrale tale da farti scuotere le budella; have a trip with The Great Saunites.

http://www.impattosonoro.it/2011/04/18/recensioni/the-great-saunites-%e2%80%93-delay-jesus-68/

martedì 12 aprile 2011

Recensione DELAY JESUS 68' su "BLOW UP"

Recensione DELAY JESUS 68' su "ARISTOCRAZIA WEBZINE"

Lo stoner e il rock psichedelico negli ultimi anni si sono diffusi a macchia d'olio, gli Stati Uniti e il binomio europeo composto da Svezia e Germania sono stati affiancati da scene fiorenti, produttive e in continua crescita come quella messicana, austriaca, australiana, francese, inglese e non ultima quella italiana.
Già, anche da noi hanno colpito nel segno, l'involuzione alla riscoperta delle radici rock ha condotto a una rivoluzione in pieno corso, la brillante conseguenza che n'è scaturita è stata la nascita di molteplici band adoratrici del deserto, del misticismo sonoro e di tutto ciò che a essi è riconducibile, sì, la nostra Penisola si è decisamente svegliata.

I The Great Saunites è a questo colorito carrozzone che si accodano, il duo che vede L. Kandur Layola alla batteria e Atros al basso s'inserisce nel genere seguendo un'altra strada, meno battuta rispetto alle altre ma alquanto interessante, quella delle prove "only instrumental".
Chi segue tale ampio movimento avrà sicuramente incrociato realtà come i Los Natas e My Sleeping Karma, gente per cui la voce non è un'arma fondamentale, è con questo tipo di approccio molto più introspettivo ed estraniante che "Delay Jesus 68'" ci fa confrontare, l'esecuzione è però resa ancora più minimale dall'assenza del guitarworking, comunque una volta abituato l'orecchio i panorami che si verranno a creare nella vostra mente grazie a delle linee di basso vivide, eteree, naturali e alle dinamiche di un drumming in perenne evoluzione saranno riconducibili ai trip da peyote e alle fughe ultraterrene che grandi band quali Kyuss e Colour Haze ci hanno abituato, paradisi assolati in cui è possibile incontrare lo sciamano di turno alternate alla visione dell'infinita distesa che il cielo lì fisso sulle nostre teste ci permette d'osservare avidamente.
Il sound dei Great Saunites è genuino sino all'osso, la scelta di registrare i tre pezzi in presa diretta taglierà via gli ostacoli legati a filtri o produzioni non perfette, pensate di essere in sala seduti di fronte a loro, l'aria elettrizata dalla coltre psichedelica che fuoriesce come stesse girando un vecchio disco degli Hawkwind, un frigo bar colmo d'alcol ghiacciato che v'invita a stappare una bottiglia e le note che rimbalzano continue nella vostra testa, l'inizio di "Tanit" e la fine di "Delay Jesus 68'" vi sembreranno una cosa sola, storditi e inebriati da un viaggio breve ma intenso, è a questo che serve la miscela di salutari droghe che ogni singolo passaggio rilascia iniettandola direttamente al cervello.
I trenta minuti son andati, mi tocca rimetterlo su, ho ancora voglia di lasciarmi tutto alle spalle, non ricordo se sia giorno o notte, so per certo che prima o poi dovrò alzarmi dal letto, chi se ne frega per ora torno a passeggiare in posti e luoghi solo miei, premo "play", il mondo torna a essere una nuvola con in sottofondo "Delay Jesus 68'", bravi ragazzi.

 

http://aristocraziawebzine.blogspot.com/2011/04/great-saunites-delay-jesus-68.html

Recensione DELAY JESUS 68' su "BUSCADERO"

Recensione DELAY JESUS 68' su "AUDIODROME"

a cura di Giacomo Tomasetti

A distanza di un solo anno dal buon self-titled autoprodotto tornano ora con altri tre brani, una trentina di minuti di matrice stoner/psych a metà tra rock e metal. Il gruppo si era già fatto notare in positivo all'uscita del suo primo lavoro, ma non ha ancora ricevuto tutta l'attenzione che probabilmente meriterebbe. Delay Jesus '68 potrebbe rimediare a questa mancanza, grazie ad un paio di etichette di rilievo (tra cui la Hypershape) e soprattutto grazie a un suono tanto interessante quanto ben sviluppato. I pezzi scorrono via con una facilità impressionante, e non si può fare a meno di rimanere incantati dal perfetto dialogo tra le corde e le pelli, semplice ma ipnotico. Il ritmo cambia in continuazione e questo contribuisce a mantenere vivace l'ascolto, che si alterna tra momenti incalzanti ma fluidi e sezioni più statiche ed ossessive, nelle quali emerge un’anima più psichedelica. Il sound, nonostante i due soli elementi, si rivela piuttosto corposo, ma è anche trascinante e dinamico, segno che in fase di songwriting i Great Saunites si sono dimostrati intelligenti nel non perdersi in distrazioni, tant'è che anche nei momenti più dilatati (i 14 minuti della title-track) la scrittura non è mai fuori fuoco o dispersiva. Delay Jesus '68 è un passo avanti per la coppia, che ha preso tutto ciò che c'era di buono nel precedente disco ed è riuscito a renderlo più raffinato, pur mantenendo quell'atteggiamento genuino che è forse il suo più grande punto di forza. Per concludere, ricordo che il primo cd autoprodotto, TGS, lo trovate in download gratuito presso la pagina Bandcamp del gruppo, mentre Delay Jesus '68 è già disponibile per l'acquisto.

http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=7396

giovedì 7 aprile 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "NERDS ATTACK!"

a cura di Emanuele Tamagnini

Tre anni e poco meno di attività, secondo EP nel giro di 12 mesi, circa trenta minuti di assalto compatto, minaccioso, strumentale. Solo basso e batteria per la coppia supersonica di Lodi, che a dispetto di una formazione che indicherebbe sonorità vicine o immerse nel mondo garage rock, rivoltano brani da stati di allucinazione psichedelica totale. The Great Saunites si muovono dunque con estrema padronanza all’ombra di colossi del genere in un’ideale ponte oscuro che unisce almeno tre decadi di psych prog alternative core. Si attendono sviluppi sulla lunga distanza. Si attende la loro apocalisse.

http://www.nerdsattack.net/?p=24854

domenica 3 aprile 2011

TGS Live CLUB GIALLO 22 Aprile

Recensione DELAY JESUS '68 su "ROCKON.IT"

a cura di Vittorio Lannutti

The great Saunites è un duo lodigiano, che suona basso e batteria e dopo uno split ha esordito con “Delay Jesus ’68”, cd che dura meno di mezz’ora con tre soli brani, ma che vi assicuro sono sufficienti per entrare in territori musicali affascinanti e molto intriganti. Il duo lombardo ha un approccio molto aperto, con una struttura funky-metal e per certi versi l’attitudine crossover non è molto differente da quella di molti gruppi Usa di vent’anni fa, come Fishbone, Living Color, ecc.
Tuttavia, in questo lavoro ha un ruolo determinante anche la psichedelia, funzionale per il rallentamento del ritmo spesso circolare, serrato e tendente al math-noise.
La psichedelia, infatti, porta il duo vicino ai territori del prog, ma senza mai entrarci fino in fondo, dato che poi il duo cavalca il confine dei generi suonati dai Neurosis, vale a dire doom, la psichedlia stessa e metal, ma in maniera meno pesante e molto più fruibile, dato che la cadenza del ritmo nei Great Saunites è tutto.

http://www.rockon.it/6002/recensioni/the-great-saunites-delay-jesus-%E2%80%9868/

martedì 15 marzo 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "ArtistsAndBand"

a cura di Salvatore Siragusa

E' davvero interessante il modo di fare musica dei The Great Saunites che con questo Delay Jesus '68 giungono al loro secondo EP dopo TGS pubblicato lo scorso anno; ciò che sorprende più di ogni altra cosa è la scelta strumentale, solo basso e batteria per un sound che esplora territori a cavallo tra stoner e psichedelia, il tutto con una certa predisposizione a guardare con benevolenza a sonorità più spiccatamente metal. Ritmi giocoforza pulsanti ed ossessivi con passaggi che richiamano di volta in volta i Pink Floyd più sperimentali, i Tool più "incazzati" o gli Equus più melodici.

Circa 30 minuti atipici ma in grado di creare e mantenere un buon feeling con l'ascoltatore, per un EP che ci presenta una band coraggiosa e capace praticamente con la sola sezione ritmica di proporre un sound vivace, ricco e variegato in cui l'ossessiva veemenza della ritmica si lascia contagiare e blandire dall'allucinazione della melodia. Un lavoro abbastanza particolare ma decisamente convincente.


http://www.artistsandbands.org/ita/modules/recensioni/detailfile.php?lid=2213

Recensione DELAY JESUS '68 su "THEPOSTROCK"

The Great Saunites ist ein italienisches Duo, bestehend aus Atros am Bass und L. Kandur Layola an den Drums. Mehr als einen verzerrten Bass und treibende Drums brauchen die beiden auch nicht, um ihre energiegeladene Mischung aus 90er Indie-Stoner-Psychedelic-Rock zu präsentieren.
“Delay Jesus ´68″ ist ihr Labeldebut, auf dem drei Songs vertreten sind. Das fünfminütige “Tanit” als Opener, mit seiner charmanten Richtungslosigkeit, lässt das Gefühl von Hektik aufkommen und klingt mehr nach Schrammelgitarre als nach einem Bass-geprägten Song. Das fast zehnminütige “Golden Mountain” ist dagegen lang genug, um den Ideen der Musiker Platz zu schaffen. Mal schnell und wild, mal langsam und bedacht, weiß der Song zu überzeugen. Eine Viertelstunde dann für den Titeltrack und Abschluss der Platte. Hier zeigt die Band ihre Psychedelicqualitäten und krempelt den anfangs trashigen Indiesong in einen epischen Rocker um, der das Minialbum gebührend enden lässt.
Das Album von The Great Saunites ist als Zusammenarbeit der beiden italienischen Label Hypershape Records und Verso del Cinghiale erschienen.

http://www.thepostrock.de/the-great-saunites/