lunedì 12 novembre 2012

"The Great Saunites": a new zine by vivaUltra

"A few months ago I went to see the The Great Saunites in their red room where I had the pleasure of attend a live performance of them. I was the only member of the “audience”. There, in the middle of their lysergic noise I took some pictures with a small digital camera. In the following months I tried to draw on that pictures, improvising without using pencil, sketching directly with ink. This zine is the result.”

http://www.terracava.net/en/the-great-saunites/

http://www.vivaultra.it/








domenica 7 ottobre 2012

Recensione Split TGS/CANIDE su Sands-zine

di Daniele Guasco

È più forte di me, ma non riesco mai a disprezzare i gruppi che si rifanno abbondantemente ed esplicitamente al noise-rock (o math-rock, o hard-rock…) americano degli anni novanta. Quello dei Canide, che occupano la prima facciata di questa uscita su vinile è l’ennesimo caso.
Jesus Lizard a palate, tonnellate di Unsane, abbondanti dosi di stoner e cantato hard-rock nel midollo. Quanti ne abbiamo sentiti di gruppi simili, anche considerando solo quelli italiani, negli ultimi anni? Tanti, tanti, tanti, tanti.
Eppure mi sono goduto l’ascolto di queste cinque canzoni, che nonostante qualche punto un po’ acerbo, non perdono per un secondo della loro durata in potenza e impatto, e pur dubitando sulla longevità della presenza di questo disco nel mio stereo (non posso farci niente, difficilmente ascolto spesso musica simile pur apprezzandola), ai Canide dico un bel “bravi, avanti così”.
A chi invece dico “meglio, era proprio quello che volevo” sono i The great saunites, che già mi avevano colpito molto positivamente alla loro prima uscita su cd. Nella seconda facciata di questo split confermano infatti ogni buona impressione lasciatami dal lavoro precedente migliorandola con una discesa ancora più approfondita nel rock psichedelico strumentale, ma annullando ogni possibile ripetitività inserendo precisi momenti di assalti sonori o riusciti tentativi più sperimentali come l’ultima parte del disco.
Nell’attuale proposta musicale italiana trovo veramente pochi nomi nuovi da seguire, e i The great saunites rientrano di sicuro tra questi. 


http://sands-zine.com/recensioni.php?IDrec=1743 

venerdì 21 settembre 2012

Recensione TGS/LUCIFER BIG BAND su "LOUDNOTES"

di Leonardo Annulli Paris
 
 
Lo split che vi vengo a presentare (ascoltabile e scaricabile gratuitamente dal bandcamp dei TGS) è opera di due band italiote semisconosciute al grande pubblico. Innanzitutto, i The Great Saunites, duo lodigiano basso e batteria con alle spalle un EP (Delay Jesus '68, uscito l'anno scorso per Il verso del cinghiale e Hypershape) e uno split 7" con i Canide
Una band che sembra in preda a un oscuro delirio sciamanico, che penetra l'orecchio dell'ascoltatore con due pezzi diversi ma accomunati da un anima profondamente oscura e acida. Il primo, Black City, è esattamente quello che il titolo promette: un viaggio oscuro e pericoloso nella città nera, un luogo sperduto e abbandonato abitato da pochi valorosi e scheletri vagabondi. È il basso a dare il ritmo, con un riff lento e metallico sostenuto da un tamburello, accompagnati da un synth che crea un'atmosfera dark western (?). La successiva Medjugorje è uno scatto di reni che trascina il disco su sentieri più math rock, con il basso e la batteria in epilessi ad aprire la strada a piacevoli bordate di synth noise. Due pezzi decisamente ben riusciti.
La Lucifer Big Band è semplicemente il progetto parallelo del batterista dei The Great Saunites alla seconda prova discografica a breve giro (dopo l'EP Atto I). Rakshasa Chant, purtroppo, cambia un po' le carte in tavola, sfiancando l'ascoltatore con un lunghissimo brano synth-drone strapieno di suoni elettronici oscuri e taglienti che conferiscono al pezzo un'aura sabbatica ma precludono un secondo ascolto (ma forse è un problema mio che non digerisco questo genere di cose). 
 

lunedì 17 settembre 2012

Recensione Delay Jesus '68 su "Distorsioni"

di Federico Porta

I Great Saunites vengono da Lodi e sono un duo basso e batteria. Oltre a propendere per questa soluzione piuttosto insolita, decidono di restringere ulteriormente il campo delle possibilità proponendo esclusivamente brani strumentali. “Delay Jesus ‘68” risente volutamente di una certa claustrofobia delimitata dalla sfida intrapresa dal gruppo, facendosi dunque apprezzare in partenza per il coraggio della proposta che li mette di fronte a una condizione non facile. I pezzi dell’EP in questione sono solo tre anche se di durata considerevole, almeno la title-track che sfiora il quarto d’ora. A questo punto si capisce che un po’ di coraggio è richiesto anche da parte dell’ascoltatore, e che i Great Saunites non cercano di sicuro la strada dell’immediatezza e del ritornello canticchiabile. Il suono d’insieme è corposo e massiccio e solo di tanto in tanto si colora di qualche intervento di tastiera e flauto suonati dal batterista L.Layola, mentre il basso di Atros alterna fraseggi in scioltezza ad accordi pieni e distorti. I brani scivolano tra momenti più cadenzati di stampo math-rock e altri più rarefatti decisamente psych anche se l’essenzialità degli elementi in gioco, ha il pregio di non conferirgli un’appartenenza ben precisa.

Pur riuscendo ad evitare  di scadere nell’autocompiacimento o nell’esercizio fine  a se stesso, se nella dimensione live trovano sicuramente il loro punto di forza, sul disco in alcuni momenti il risultato rischia di  diventare un po’ ostico.  “Delay Jesus ‘68” si conferma come un bel lavoro per un gruppo che cerca di guardare oltre, e i Great Saunites un’ottima sezione ritmica come confermato dalla loro uscita più recente (“Delay Jesus ‘68” è del febbraio 2011) condivisa con Lucifer Big Band, in cui gli orizzonti si ampliano attraversando atmosfere ambient-dark e che personalmente ho trovato più convincente. Lascio a voi la scelta ora. 

http://www.distorsioni.net/rubriche/fermoposta/fermoposta-it/delay-jesus-68

sabato 8 settembre 2012

Recensione DELAY JESUS '68 su "ONDAROCK"

di Antonio Ciarletta

Qua su OndaRock abbiamo fatto conoscenza di Angelo Bignamini in occasione del suo buonissimo esordio solista, realizzato appena qualche mese fa con la sigla Lucifer Big Band. Nel merito, "Atto I" è un disco di elettronica krauta dalle tinte psichedeliche, che tira in ballo tanto Kraftwerk e Tangerine Dream quanto qualcosa di molto vicino al free jazz.

Ciò ci dà l'opportunità di parlare di questi Great Saunites, formazione lisergica e oscura di cui Bignamini è batterista e che, se proprio vogliamo etichettare, potrebbe essere inserita nel filone italico della occult psichedelia. "Delay Jesus '68" si snoda lungo tre pezzi dai profumi heavy, imparentati con lo stoner ma fortunatamente privi di quegli schematismi hard rock che in molti casi conferivano proprio allo stoner un'essenza intimamente anacronistica. Anzi, l'hard rock dei Great Saunites è dinamico, minimale, ciclico, oltreché dotato di una visionarietà luciferina. Fanno da perfetta summa di dette caratteristiche gli oltre quattordici minuti di "Delay Jesus '68", mammuth corvino incentrato su frenetici intrecci basso-batteria e su cambi di ritmo che conducono il suono in territori progressivi. Gli altri due pezzi non sono da meno: dilaniata da riff acidissimi di basso, "Golden Mountain" è altrettanto torbida e psicotica, mentre l'iniziale "Tanit" pare uscire direttamente da un album dei Saint Vitus.

Mixato da Luca Ciffo e masterizzato da Giuseppe Ielasi, questo "Delay Jesus '68" meriterebbe un 7 pieno; il mezzo punto in meno è per l'esiguità della durata. Comunque sia, una band da tener d'occhio, anche perché l'uscita di Lucifer Big Band dimostra che a quelle latitudini bolle in pentola qualcosa di veramente saporito.

http://www.ondarock.it/recensioni/2012_greatsanuties_dalayjesus68.htm

lunedì 30 luglio 2012

Recensione TGS/Lucifer Big Band su "ARISTOCRAZIA WEBZINE"

di Advent

Musica vera sale come fumo, sempre più denso, ci sommerge come liquido. La magia psichedelica stoner e space rock frutto del lavoro dei The Great Saunites tira fuori dai cassetti della memoria percezioni forti che si appiccicano sulla pelle. Ritmi che più che cullare l’ascoltatore, aiutano a sprofondare sul divano di casa, rilassano nervi e muscoli come dopo un bel cannone. "Black City" possiede la carica dei pezzi dei grandi film western, la voce (seppur un piccolissimo cameo, i pezzi sono strumentali) è perfettamente amalgamata nel calderone di giri di basso e batteria che continuano imperterriti lungo un sentiero di sabbia pieno di curve scandite da un tamburello e costellato di dune di feedback noise. L’energia di un esercito racchiusa in questo duo esplosivo farebbe sciogliere anche il meno propenso al genere, se "Black City" non convincesse i più restii a lasciarsi conquistare, "Medjugorje" proporrebbe un classico ma immortale viaggio verso la luce della trascendenza e della spensieratezza.
Arrivato il turno dei Lucifer Big Band, si viene catapultati in uno spazio d’ambient molto oscuro. Suoni sinistri e allarmanti su uno sfondo di riverberi industrial e harsh noise ammorbidito trasformano quello che era quasi diventato il sogno perfetto in un incubo. "Rakshasa Chant" sfilaccia il lavoro dei The Great Saunites, non tocca che ripremere "play" per ritornare nel sogno, nel connubio tra bene e male, i trip positivi hanno la meglio.


 http://aristocraziawebzine.blogspot.it/2012/07/the-great-saunites-lucifer-big-band.html

domenica 22 luglio 2012

Recensione TGS/LUCIFER BIG BAND su "HEAVY WORLDS"

di Fabrizio Agosti

Ci sono gruppi che ci mettono almeno cinque anni per realizzare un album, perché ogni suono deve essere assolutamente perfetto e soprattutto perché ci devono essere due canzoni che se sovrapposte ne devono generare una terza e il booklet deve essere più 3D di Avatar (mi piacciono i Tool, sia chiaro, ma certe cose sono assurde). Poi ci sono tipi loschi come i Great Saunites che se ne sbattono altamente di logiche di mercato e rilasciano quanto più materiale possibile, in questo caso uno split downlodabile gratuitamente con gli egualmente folli Lucifer big band. Discreti cambiamenti in casa TGS rispetto all'EP dell'anno scorso, almeno per quanto riguarda questi due brani. Le basi sono sempre quelle, ovvero musica strumentale lo-fi molto psichedelica e sporca costruita sulle pulsazioni del binomio basso-batteria, ma stavolta sono gli elementi di contorno a cambiare le carte in tavola. "Black City" introduce per la prima volta una voce nella musica del duo, appena sussurrata e percettibile, che enfatizza un brano che sembra una versione ipnotica della colonna sonora di uno spaghetti western polveroso e sgranato. "Medjugorje" pare decisamente un pezzo di rottura con il recente passato, ma dopo ripetuti ascolti sotto una psichedelia quasi retrò si annida sempre quel pulsare ritmico che arriva direttamente allo stomaco. Molto interessanti gli spunti che si percepiscono da questi due pezzi, segno che il duo ha voglia di sperimentare ed esplorare nuove dimensioni senza abbandonare i territori familiari.
I  compagni di split Lucifer big band (che poi in realtà è il progetto solista del batterista dei Great Saunites, quindi tutta una roba in famiglia) invece ci devastano la psiche con un unico lungo brano di synth drone dominato da dissonanze e suoni disturbanti. Devastanti ma non glaciali come chi si approccia a questo tipo di musica partendo dalla freddezza del Black metal, i LBB lasciano intravedere un minimo di positività tra i suoni induttori di trance da spazio profondo di "Rakshasa chant". Chi ama certe atmosfere dei Sunn 0))) e Dolorism di sicuro apprezzerà.
Un ottimo split tra due realtà decisamente di nicchia, che propongono generi affini concettualmente ma diversi musicalmente, che meritano un ascolto da parte di chi vuole conoscere gruppi avanguardistici italiani che non suonino per forza Black metal. In tutti i casi è gratis, quindi tentar non nuoce!

http://www.heavyworlds.com/site/index.php/reviews/item/9256-the-great-saunites/lucifer-big-band-split-ep

lunedì 16 luglio 2012

Recensione TGS/LUCIFER BIG BAND su "WHITE SURFER"

 di Alessandro Gentili

In quest'estate afosa ci pensano The Great Saunites e Lucifer Big Band ad oscurare il cielo lodigiano. Due le menti dietro al breve split EP: Atros al basso e L.Kandur Layola alle chitarre, alle tastiere e ai tamburi formano il duo heavy-psich già autore di "Delay Jesus '68" (Il Verso del Cinghiale / Hypershape 2011), col secondo anche in veste luciferina, già alla seconda uscita dopo il recente "Atto I" su Bloody Sound Fucktory.
The Great Saunites la sorpresa più grande, finalmente maturati dopo un esordio che non aveva convinto in pieno: psichedelia cupa e misticismo voodoo in The black city, una litania dall' incedere lento e marziale che non lascia scampo; più dinamica ed energica Medjugorje, strumentale cavalcata hard in cui la sezione ritmica spiana il campo a sferzate noise e grooves spaziali. Vengono in mente i Black Angels o, per rimanere in casa, i lunari Buzz Aldrin, con un che degli Edible Woman che furono. Lucifer Big Band ci offre invece una nuova conferma a quello che era stato amore a primo orecchio: Rakshasa chant è una frequenza spaziale che riemerge dal nulla cosmico e spirituale in cui affogava Atto I. Cresce, è il male che torna, e lo fa prendendosi tutto il tempo che serve, lento, ammorbando spazi, tessuti e interstizi fisici e mentali. Quella di Lucifer Big Band è musica sacra, è religione nera in terra, è un sabba che non si perde in colori o folclore, punta dritto alla radice nera. Urla digitali fredde e disumane, in questo mondo non c'è più posto per pathos o sentimento.
Per chi odia l'estate, un'alternativa a ghiaccioli, tuffi e party in spiaggia: una pennellata nero pece a cancellare questo luglio torrido.

http://thewhitesurfer.blogspot.it/2012/07/great-saunites-lucifer-big-band-split.html

mercoledì 4 luglio 2012

Recensione DELAY JESUS '68 su "HEAVYWORLDS"

a cura di Fabrizio Agosti

Less is more, diceva una volta qualcuno. E per The great saunites evidentemente questa frase è verbo assoluto, perché con una formazione ridottissima a due elementi, semplicemente basso e batteria, il gruppo ha realizzato un EP di tre brani che però conta come un album vero, dato che comunque il minutaggio tocca la mezzoretta. Basso e batteria per brani interamente strumentali... A qualcuno ricorda qualcosa? Sento una voce lontana che dice Lightning Bolt! No, niente da fare, i brani sono lunghissimi e siamo su uno stile completamente diverso. Un presunto genio cita gli Zu! Fuori strada, niente sax ed è tutta roba molto meno free... Ok, diciamolo chiaramente prima che qualcuno perda definitivamente la brocca: i Great saunites sono uguali semplicemente a loro stessi, persi in uno strano limbo temporale tra passato e presente dove le loro composizioni bassocentriche si tingono di psichedelia tanto lisergica qualnto animalesca e pulsante. La scelta di ridurre la formazione al minimo comune ritmico priva sì il suono di virtuosismi e di una certa ricercatezza, ma riconduce anche la musica verso impianti più semplici, quasi tribali e danzerecci nel loro essere scarni e diretti. A volte ci sono anche strumenti di supporto, nella caso specifico il flauto e una tastiera, ma la musica del duo vive sostanzialmente del pulsare costante del basso e dei cambi di ritmo che si susseguono per tutta la durata dell'album. Tutto il resto è un po' un elemento di contorno, messo lì per dare ulteriore spessore ad una base comunque molto solida. I generi toccati in questo Delay Jesus '68 sono tutti molto sanguigni e ruvidi, per nulla affini al jazz o alla fusion, influenze spesso molto forti in gruppi dalla line up simile a quella dei nostri. Esemplare è la title-track, lunghissima suite che si dipana su 15 minuti che passano dallo stoner feroce e acido alla psichedelia vicina a tratti al drone che induce quasi ad uno stato di trance, passando per quella che potrebbe essere la colonna sonora di un western padano girato in quelle strade di campagna circondate da campi di terra spaccata dal sole. Ecco, i Great saunites hanno la capacità di suonare musica fortemente evocativa che, soprattutto grazie all'assenza del cantato, proietta nella psiche immagini e sensazioni diverse a seconda di chi li ascolta. Anche per questo risulta difficile esprimere un giudizio in numeri, a me personalmente sono piaciuti parecchio perché era da tanto che non sentivo brani così diretti, vitali e sanguigni, in netta contrapposizione con la musica iper prodotta e leccata dei giorni nostri.

http://www.heavyworlds.com/site/index.php/reviews/item/9180-the-great-saunites-delay-jesus-68

giovedì 14 giugno 2012

TGS/Lucifer Big Band EP - Free Download







                                 

martedì 29 maggio 2012

Recensione Split CANIDE/TGS su "Il Megafono"

a cura di Alberto Agostini

Questa settimana spazio a un album duro e crudo, uscito il 1° marzo scorso. Ecco a voi un disco doppio per l’etichetta “Il Verso del Cinghiale”: da una parte I Canide, con cinque brani, e dall’altra i The Great Saunites, che avete già letto su queste colonne tempo fa, con quattro brani. Un concentrato diremmo “doppio” di energia rock. Master e mixaggio sempre di altissimi livelli per un’etichetta piccola ma che sicuramente ci mette sempre il cuore. Uno split album che merita l’attenzione degli appassionati del genere.
Il lato oscuro della forza in questo split si manifesta in due forme essenziali. Da una parte, lato A, i Canide picchiano forte su tutti i pezzi, in particolare su I get the war e I rape you. Impressionanti le schitarrate del caso (con un certo gusto, apprezzabile, per il solo) e la voce che spinge forte nelle cuffie. Nessun riposo e nessuno spazio in mezzo alle parole che disegnano lampi nel cielo scuro di rabbia. Dall’altro lato i The Great Saunites descrivono atmosfere più cupe e profonde, in particolare in Santa Eretna, che si rarefanno nella desolazione di Untitled with Gain.
Il fatto poi che non usino le parole neanche questa volta rende il tutto più intimo e profondo. Qualcosa che non riesce a esprimersi come linguaggio propriamente detto, si aggira nelle casse e lì rimane. A noi il compito di carpirlo e rapirlo per uso strettamente personale. Nel complesso, si incontrano e direi si scontrano, da parte a parte del cd, due gruppi interessanti per le loro peculiarità e la bravura nel maneggiare una musica di non ampissimo consumo al tempo d’oggi. E questo può essere proprio il loro grande limite.
Se nei Canide non ravvisiamo alcuna particolare novità o innovazione, nei The Great Saunites si coglie ora la necessità di un testo. Il tutto non per il nostro particolare piacere, di certo accarezzato o graffiato (a seconda del personale gusto), quanto per la loro diffusione al pubblico. Sei poi di nicchia si vuol restare, avanti, prego, nel mio lettore un posto è riservato. Ma questa sarebbe altra storia.

mercoledì 9 maggio 2012

Recensione Split CANIDE/TGS su "ROCKON"

 a cura di Vittorio Lannutti

Per la seconda uscita il duo psichedelico The Great Saunites ha deciso di condividere uno split con i Canide. Lo split esce in Lp, con un lato per gruppo.
Sul lato A i Canide esordiscono con tutta la cattiveria che hanno in corpo esprimendo il loro noise compresso ed esplosivo, che attinge dal meglio della scena rumorista d’oltreoceano, per intenderci il sound di questo gruppo riesce ad amalgamare le schegge degli Shellac, la circolarità dei Jesus Lizard e la matematica precisione degli Shellac. Quando ribassano troppo le chitarre sforano verso lo stoner (“I get the war”) e talvolta deragliano verso un metal contaminato (“Murder corporate”).
Il lavoro dei The Great Saunites, invece, si caratterizza per una sterzata maggiore verso la psichedelia. A differenza del loro lavoro d’esordio, dove c’era molto funky-metal, in questi quattro brani una psichedelia cupa sovrasta tutte le loro tracce. Talvolta virano verso il post rock e solo in un’occasione (“Untitled with gain”) si esprimono con un noise esplosivo.

 http://www.rockon.it/recensioni/canide-the-great-saunites-split/

domenica 11 marzo 2012

SPLIT CANIDE/THE GREAT SAUNITES - OUT NOW!



Il nuovo split Canide/The Great Saunites è disponibile presso Il Verso del Cinghiale Records e ai nostri concerti.


Il disco sarà presto disponibile su