lunedì 29 novembre 2010

"Delay Jesus '68" OUT IN JANUARY 2011


Il nuovo disco uscirà a Gennaio 2011 per Hypershape e Il Verso del Cinghiale
Rock 'n Roll




il saunites ringrazia gli amici mike e pirti

                                                                 

giovedì 16 settembre 2010

TGS LIVE "No Pirti No Party" - 24 Sett 2010

Intervista su "HeavyWorld.com"

Intervista raccolta da Giovanni Mascherpa




-Da dove proviene questo nome, The Great Saunites, perché l’avete scelto? Che cosa vi affascina in esso?

Il nome Saunites si riferisce ad un condottiero Cartaginese di un videogioco di ruolo ambientato al tempo delle guerre puniche. Solo a decisione compiuta abbiamo scoperto che esisteva un corrispondente storico e reale a questo nome.           Semplicemente abbiamo pensato che suonasse bene ed avesse un qualcosa di evocativo. La cosa divertente è che nessuno (noi inclusi) ha ancora capito come si pronuncia.

-Avete avuto esperienze musicali precedenti? Cosa vi hanno lasciato?
In passato abbiamo suonato in altre due formazioni: Atros il basso nelle Anatre Supreme ed io (L. Layola) la chitarra nei Linda Gruber. Credo che in qualche modo abbiamo attinto dalle due formazioni; dai primi il riff arrogante, dai secondi le atmosfere stranianti. Il sound dei The Great Saunites è principalmente dato da questa fusione di elementi, oltre ad una forte attitudine per la sperimentazione.

-Chi è il principale compositore? Avete qualche particolare segreto per assemblare al meglio i pezzi?
La stesura dei pezzi funziona grossomodo così: improvvisiamo per circa due ore registrando la sessione di prova; poi riascoltando selezioniamo il materiale che riteniamo interessante e lo assembliamo. L’improvvisazione e l’arrangiamento svolgono un ruolo fondamentale. Per esempio la parte centrale del brano “Isaiah” è stata tutta improvvisata in studio di registrazione.

-La vostra musica è molto essenziale ma spalanca alla mente una dimensione di sensazioni molto particolare. A voi che emozioni danno le song che componete?
Beh, quando hai a che fare con certe atmosfere è inevitabile una totale immedesimazione da parte dell’artista in quello che sta suonando perché se il brano non riesce a trascinare con se chi lo suona, figuriamoci un orecchio esterno. Per noi personalmente hanno qualcosa di malsano; il brano è uno sfogo creativo e ad esecuzione terminata ci troviamo spesso a guardarci in faccia stemperando il tutto con una risata.


-Vi sentite completamente indipendenti nel vostro percorso musicale, oppure credete di dovervi ancora affrancare dai vostri modelli di riferimento?
Modelli di riferimento ce ne saranno sempre e ce ne saranno di nuovi perché siamo entrambi voraci esploratori di musica delle più svariate forme e provenienze. E’ chiaro che si cerca sempre di “fondere” quello che è il nostro bagaglio musicale con la voglia di creare un qualcosa di personale. Parlo qui di “fusione” perché credo che “scoperta” ormai sia un concetto quasi del tutto superato.


-Considerate i The Great Saunites un gruppo metal, o almeno rock, oppure pensate di appartenere a tutto un altro tipo di universo musicale?
Diciamo che “metal” è un termine che ci piace molto (perché “rock” è un po’ tutto e un po’ niente) ma siamo lontani anni luce da una forma classica del genere. Principalmente cerchiamo di essere un gruppo psichedelico, anche se non ci interessano molto le definizioni di stile perché credo che il continuo rifarsi a categorie contribuisce solo a ridurre il lavoro e la ricerca di un musicista ad una fruizione “easy” e quindi un pò superficiale.

-La psichedelica è molto importante nel vostro sound, cosa significa essa per voi?
Io penso che la musica, come tante altre forme d’espressione, se sostenuta da un moto d’animo può essere un mezzo per dare una sbirciata a ciò che è la vera indole di un individuo. Se ciò che ne scaturisce è da considerarsi psichedelico e quindi aleatorio, nella maggior parte dei casi quel individuo è probabilmente instabile o completamente fuori di testa. Sinceramente mi sento orgoglioso di appartenere a tale categoria.

-Usate tecniche o effetti particolari per creare il vostro sound? In molte parti del disco si fatica a credere che scaturisca tutto da una semplice strumentazione rock.
Non facciamo uso di particolari effetti perché prima di tutto non li sappiamo usare e secondo cerchiamo di rifarci ad una forma estetica più naturale (forse anche più datata e poco contemporanea) e meno “digitale”. Solo in fase di registrazione ci siamo divertiti a campionare delle parti vocali e stravolgerle per ottenere qualche tappeto di sottofondo alla struttura portante del pezzo (Bythia, Isaiah).

-I tre brani dell’album hanno tutte dei riferimenti mistici, almeno per quel che riguarda i titoli. I testi trattano questo tipo di tematiche, magari sotto una luce ambigua e metaforica? C’è un filo conduttore fra i testi dei tre pezzi?
Diciamo che la linea vocale porta avanti in parallelo il discorso precedentemente affrontato riguardo alla composizione e la struttura dei pezzi. Premetto che i The Great Saunites sono un duo basso e batteria strumentale. Nel nostro ultimo lavoro abbiamo beneficiato della collaborazione di Welles (chitarrista dei Satantango) che ha svolto un lavoro vocale oserei dire superlativo, presentandosi una sera in studio senza avere idea di cosa dovesse fare ed improvvisando dei cantati d’un sentimento e trasporto davvero raro, immedesimandosi pienamente nello spirito della registrazione. A livello di testi molte parole non risultano chiare proprio perché molte di quelle parole sono inventate e credo sia una cosa voluta: abbiamo registrato questo disco con l’idea d’oltrepassare una certa forma d’espressione e Welles non solo ci ha raggiunto ma ci ha addirittura superato. I titoli dei brani quindi sono solo un appiglio dal quale partire per lasciarci trasportare in una visione come hai detto tu “mistica” del tutto.
-Quante recensioni sono arrivate finora? Cosa dicono di voi?
Le recensioni a noi pervenute sono davvero poche (credo tre). Di quelle poche siamo però molto soddisfatti. Ne attendiamo altre, si spera altrettanto positive.

-Finito un disco, è gia tempo di prepararne un altro: come stanno proseguendo i lavori sul nuovo album? Cosa ci dobbiamo attendere dal vostro secondo capitolo discografico?
Il nuovo album è praticamente pronto. In questo periodo siamo in fase di mix con Luca Ciffo (Fuzz Orchestra) che ha curato anche la presa e se tutto va bene uscirà per novembre. Credo sia un lavoro decisamente più mirato e ancora più minimale perché è suonato semplicemente basso/batteria (che è la formula che utilizziamo dal vivo). Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto ma si sa, l’ultimo figlio è sempre quello più caro.

-Com’è la realtà musicale nella vostra zona? Non credo sia esattamente una delle più ricettive a una proposta come quella dei The Great Saunites.
Noi viviamo un po’ in una terrà di mezzo, cioè un po’ lodigiana ed un po’ piacentina e devo dire che ci sono davvero tanti gruppi interessanti che cercano di proporre una musica slegata da certe convenzioni e stilemi. Mi vengono in mente i Morkobot che sono il nome più rappresentativo nello scenario musicale del lodigiano e ormai una realtà affermata nel panorama underground italiano oppure i The Drop Machine, con i quali se tutto va bene faremo un mini-tour in Germania ad Ottobre. Purtroppo come sempre accade aumentano le persone che hanno voglia di proporsi e diminuiscono le persone che hanno voglia di ascoltare, e prestare orecchio ad una proposta come The Great Saunites necessita davvero molta pazienza ed un po’ di coraggio.

-Avete avuto qualche esperienza live recente che merita di essere ricordata?
Non proprio di recente abbiamo suonato a Milano in un centro sociale chiamato Cascina Torchiera e credo sia stata una delle situazioni migliori alle quali abbiamo partecipato. Ci siamo esibiti al centro della sala, senza un palco ed un impianto e proprio in mezzo al pubblico. Quella sera ricordo d’aver suonato davvero di merda ma lo scambio d’energie con un pubblico così attento e così vicino e stata una sensazione fantastica.
-Se avete qualcosa da aggiungere a quanto detto finora, spazio libero a vostre considerazioni, pensieri, qualsiasi cosa vi salti in testa di dire.

In queste ultime righe volevamo ringraziare Giovanni Mascherpa e la redazione di Heavyworlds per la loro professionalità e disponibilità nella partecipazione al delirio Saunites. Grazie ragazzi, ce ne fosse di gente così!


http://www.heavyworlds.com/interviews.php?id=216

http://www.heavyworlds.com/

martedì 31 agosto 2010

Recensione TGS su "HeavyWorlds.com"

A cura di Giovanni Mascherpa

Cos’è questa strana sensazione, cos’è questo vortice d’immagini che vanno in dissolvenza, si mischiano e si contorcono, sbragano in colori indefinibili e alimentano allucinazioni? Semplice, è l’effetto The Great Saunites, la conseguenza ineluttabile della loro musica acida e dilatata, un mistero che si scopre a poco a poco nei tre lunghi brani della loro prima uscita discografica.


Il sound del gruppo è molto minimale e privo di strutture ben definite e fa sicuramente riferimento a tutto le sensazioni tipiche dello stoner e della psichedelia, arricchite dalla sfrontatezza compositiva di tre ragazzi che fanno viaggiare la mente con la loro musica, senza offrire all’ascoltatore alcun aggancio, alcuna presa attraverso cui comprendere la reale natura di quello che sta sentendo.

I tre brani proposti emanano mistero, si schiude alle nostre orecchie uno scenario ambiguo fin dalle prime note di Bythia, contraddistinte da patterns di batteria tribali e da un basso padrone della situazione, con la chitarra relegata a un ruolo marginale, di estemporaneo arrangiamento. Tremolante, lenta, ipnotica, la prima canzone del disco porta con sé un senso di infinito e di indefinito, perfetto accompagnamento sonoro di un viaggio nel nulla che non conosce fine. Non ci sono impennate, non c’è un inizio vero e proprio e nemmeno una conclusione, solo un’implosione nel silenzio quando la traccia va a terminare. La voce, quando si ode, è intossicata e lontana da qualsivoglia emozione, distante dal reale e adagiata nella dimensione deviata tratteggiata dalla musica. Con Isaiah la situazione si fa, se vogliamo, più estrema, perché dopo un’apertura leggermente più movimentata si fanno spazio sonorità orientali, circolari e reiterate senza sosta, in totale assenza delle parti vocali e con pochi accordi di chitarra a far da contrappunto allo stesso loop che gira, gira, gira e finisce per ronzarti ossessivamente in testa. Più avanti il pezzo sembra aprirsi a un raggio di luce, un refolo d’aria nell’immobilismo in cui siamo attanagliati: fuoco di paglia, dopo si rallenta fino all’immobilismo. Siamo ora a Santiago, la nostra ultima tappa in questo tragitto di espiazione, che si distingue per una presenza più decisa della batteria, in special modo dei piatti, e per qualche leggera impennata rispetto alle cadenze slow tenute per la maggior parte del minutaggio. Il basso, molto valvolare, entra nel sinistro minimalismo del pezzo a ricreare un efficace clima di tensione, qui ancora più presente che nelle altre due tracce.

Con poche note ben calibrate e arrangiamenti essenziali i The Great Saunites hanno saputo creare un’opera prima suggestiva, di non facile assimilazione e a suo modo heavy, che a tratti ricorda gli ottimi Mydriasi, la band pyschedelic/stoner nelle cui file milita Geilt, bassista dei Doomsword. Al di là di questo estemporaneo paragone, il trio di Lodi vive di luce propria e promette di dare altre emozioni a chi si abbevera all’acida fonte dello stoner e della psichedelia. Andateli a scoprire.
 
 
http://www.heavyworlds.com/reviews.php?id=688
 
http://www.heavyworlds.com/

venerdì 20 agosto 2010

New Recording Session Agosto 2010

I TGS sono in studio per registrare il loro nuovo lavoro.
Presa e mixaggio a cura di Luca Ciffo (Fuzz Orchestra).


Fuzz Studios
http://www.myspace.com/fuzzstudios




Recensione TGS su "aristocraziawebzine"

I The Great Saunites suonano stoner, semplicemente con il basso e la batteria. E' straordinario come abbiano deciso di suonare questo genere senza l'ausilio di una chitarra. Fa strano? Fate di questa stranezza una bellezza esotica, particolare e rilassante, racchiusa in uno scrigno che altro non è che il loro omonimo full-lenght.


L'inizio è già storico. Un approccio desertico, stoner accecante che sbiadisce l'oasi del rock ad un puro miraggio. La deviazione da prisma ottico inizia a distorcere la nostra visione. Come avete potuto capire, l'ascolto di "Bythia" è puramente atmosferico, un risalire di arpeggi, voce, lievi tocchi di tom e distorsioni che nel finale vorticano psichedelicamente nelle sabbie mobili. Magnificamente originale questo si lascia ascoltare con una facilità straordinaria, una leggerezza che gli amanti dello stoner ameranno con immediatezza, "Isaiah" presenta nuovi passaggi math-rock abbinati ad accostamenti doom che fanno del tutto a meno della loro origine sabbathiana. Questo il duo The Great Saunites lo lascia ben capire, avvicinandosi più a lidi californiani come Slo Burn, Fu Manchu, Unida, tutte band aventi come genitore l'imponente monicker dei Kyuss.

Altra virata tribal/psych con "Santiago", pure sperimentazioni che fanno venire voglia di sciogliersi al sole mentre l'aria bolle, per poi gettarsi in un mare fresco come la soluzione del bridge trovata dall'eclettico quanto talentuoso duo.

Insomma tre tracce ma nemmeno mezz'ora di psichedelia stoner, l'artwork della copertina è eccezionalmente allucinogeno con il semplice uso del bianco e del nero, due occhi spalancati come in preda ad una visione ed un terzo che mette a fuoco la verità trascendente. Il trip è breve ma assicurato, lasciatevi sedurre da questa alternativa e originale forma musicale.

Autore : Advent
 
http://aristocraziawebzine.blogspot.com/2010/06/great-saunites-tgs.html