domenica 19 gennaio 2014

Recensione "Radicalisme Mècanique" su distorsioni.net

 a cura di Romina Baldoni

The Great Saunites, dopo la convincente prova di “The Ivy”, tornano insieme al maestro del suono Attilio Novellino ad offrirci una specie di seduta sperimentale estemporanea. Un disco a tiratura limitata a 150 copie inciso su un solo lato (unica omonima traccia di poco meno di 12 minuti) e serigrafato da CorpoC su un insolito sfondo giallo vivace. L’approccio ci riporta all’inquietante post psichedelia visionaria e psicologica del duo lodigiano impastata dallo sfondo motorik della batteria, dalle propulsioni decostruite e stratificate del basso, dal loro incontro alchemico ed enigmatico. Attilio Novellino invece contribuisce in questa traccia alla tornitura del flusso, ai sibili cosmici, all’effettistica emozionale, alle atmosfere. Si possono ravvisare maggiori passaggi di impro jazz, che nel bel mezzo del pezzo convivono con le dissonanze, un’elettronica contestualizzata ad amplificare la percezione piuttosto che ad intessere rumori stranianti o fuori campo. Il risultato complessivo è l’intelaiatura di una nebulosa che si infittisce in un crescendo emozionale e sospensivo.

Una risacca vorticosa che assorbe e intorpidisce i sensi. Una ciclicità dell’eterno ritorno che è al tempo stesso fuga spazio temporale. Come nelle migliori lezioni di kraut rock (Neu! Cluster) l’associazione all’evasione e alla dispersione è evocata da ritmi ipnotici e ripetitivi, da un avanzare che si intensifica dalla fase di vuoto rarefatto a quella di densità asfittica e pregnante. Ogni rumore, ogni sfumatura, ogni variazione è inglobata da questa specie di bussolotto pieno di sabbia sbattuto da una risacca metronomica, associabile all’ineluttabilità del fato, ad una ruota cabalistica, che disperde tutto in un drone siderale, in un fruscio meccanico dove tutto diventa vibrazione, rimando, trance, eco di sottofondo. La frammentazione, la demistificazione dei generi, il riciclo e lo sfilacciamento dei rimasugli post, incanalate nella sottile linea che separa la paranoia ossessiva e il caos esistenziale. Solo gli Heroin in Tahiti avevano osato scendere verso questi cunicoli di oscurità, riesumato queste ritualità dell’occulto con tanta delirante magia. Spiazzante, straniante e stramaledettamente affascinante.

http://www.distorsioni.net/canali/dischi/dischi-it/radicalisme-mecanique

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