mercoledì 12 giugno 2013

Recensione "The IvY" su SON OF MARKETING

a cura di Mario Esposito


I The Great Saunites arrivano dall’entroterra lombardo, Lodi per la precisione, e sono un duo strumentale composto da Leonard Kandur Layola (batteria, effetti, chitarre, tastiere) e Atros (basso, tastiere, chitarre e voci). Nello scorso mese di marzo è uscito il loro ultimo lavoro, l’ep The Ivy, composto da cinque tracce che si muovono nei meandri della psichedelia più cupa e rumorosa, in quello che può essere definito un acido e sperimentale viaggio sonoro.
Un po’ dediti al kraut-rock, un po’ all’acid-folk o al noise, che dir si voglia, il suono dei The Great Saunites è un mostro granitico che solo in qualche passaggio (“Ocean raves”, “Bottles & Ornaments”) placa il proprio spirito altrimenti assetato di insistenti spinte percussive (i loop di “Cassandra” e “Medjugorje”) e portato all’estremo nella lunghissima cavalcata della title-track, quasi venti minuti di deliri ossessivo-compulsivi che si spingono verso lidi avanguardisti.
Un album di sicuro lontano dall’easy-listening, complesso e articolato nelle sue molteplici forme, ma dall’incredibile impatto umorale: un piccolo gioiello da non lasciar passare inosservato.


The Great Saunites arrivano
I The Great Saunites arrivano dall’entroterra lombardo, Lodi per la precisione, e sono un duo strumentale composto da Leonard Kandur Layola (batteria, effetti, chitarre, tastiere) e Atros (basso, tastiere, chitarre e voci). Nello scorso mese di marzo è uscito il loro ultimo lavoro, l’ep The Ivy, composto da cinque tracce che si muovono nei meandri della psichedelia più cupa e rumorosa, in quello che può essere definito un acido e sperimentale viaggio sonoro.
Un po’ dediti al kraut-rock, un po’ all’acid-folk o al noise, che dir si voglia, il suono dei The Great Saunites è un mostro granitico che solo in qualche passaggio (“Ocean raves”, “Bottles & Ornaments”) placa il proprio spirito altrimenti assetato di insistenti spinte percussive (i loop di “Cassandra” e “Medjugorje”) e portato all’estremo nella lunghissima cavalcata della title-track, quasi venti minuti di deliri ossessivo-compulsivi che si spingono verso lidi avanguardisti.
Un album di sicuro lontano dall’easy-listening, complesso e articolato nelle sue molteplici forme, ma dall’incredibile impatto umorale: un piccolo gioiello da non lasciar passare inosservato.
- See more at: http://www.sonofmarketing.it/missing-tracks-hot-fetish-divas-sillyboy-the-great-saunites/#sthash.2qjBQu4E.dpuf
I The Great Saunites arrivano dall’entroterra lombardo, Lodi per la precisione, e sono un duo strumentale composto da Leonard Kandur Layola (batteria, effetti, chitarre, tastiere) e Atros (basso, tastiere, chitarre e voci). Nello scorso mese di marzo è uscito il loro ultimo lavoro, l’ep The Ivy, composto da cinque tracce che si muovono nei meandri della psichedelia più cupa e rumorosa, in quello che può essere definito un acido e sperimentale viaggio sonoro.
Un po’ dediti al kraut-rock, un po’ all’acid-folk o al noise, che dir si voglia, il suono dei The Great Saunites è un mostro granitico che solo in qualche passaggio (“Ocean raves”, “Bottles & Ornaments”) placa il proprio spirito altrimenti assetato di insistenti spinte percussive (i loop di “Cassandra” e “Medjugorje”) e portato all’estremo nella lunghissima cavalcata della title-track, quasi venti minuti di deliri ossessivo-compulsivi che si spingono verso lidi avanguardisti.
Un album di sicuro lontano dall’easy-listening, complesso e articolato nelle sue molteplici forme, ma dall’incredibile impatto umorale: un piccolo gioiello da non lasciar passare inosservato.
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I The Great Saunites arrivano dall’entroterra lombardo, Lodi per la precisione, e sono un duo strumentale composto da Leonard Kandur Layola (batteria, effetti, chitarre, tastiere) e Atros (basso, tastiere, chitarre e voci). Nello scorso mese di marzo è uscito il loro ultimo lavoro, l’ep The Ivy, composto da cinque tracce che si muovono nei meandri della psichedelia più cupa e rumorosa, in quello che può essere definito un acido e sperimentale viaggio sonoro.
Un po’ dediti al kraut-rock, un po’ all’acid-folk o al noise, che dir si voglia, il suono dei The Great Saunites è un mostro granitico che solo in qualche passaggio (“Ocean raves”, “Bottles & Ornaments”) placa il proprio spirito altrimenti assetato di insistenti spinte percussive (i loop di “Cassandra” e “Medjugorje”) e portato all’estremo nella lunghissima cavalcata della title-track, quasi venti minuti di deliri ossessivo-compulsivi che si spingono verso lidi avanguardisti.
Un album di sicuro lontano dall’easy-listening, complesso e articolato nelle sue molteplici forme, ma dall’incredibile impatto umorale: un piccolo gioiello da non lasciar passare inosservato.
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