a cura di Damiano Gerli
Neanche il tempo di riprenderci da quella botta tremenda che era 'Delay
Jesus '68', che ritornano i grandi sanniti (sì, ho inventato la
traduzione, magari c'ho preso) da Lodi con rabbia, con questo LP di
cinque pezzi per le nostre orecchie bisognose.
Dopo la piccola intro di Cassandra, l'lp entra nel vivo con gli otto minuti di Medjugorje
dove un "walking" bass impazzito svirgola qui e lì, mentre tastiere e
batteria lo sorreggono con gran sapienza, psichedelia razionale e
intrigante, proprio come ci hanno abituato i due.
Bottles & Ornaments sembra davvero un outtake delle sessioni che hanno dato vita a 'More' dei Pink Floyd (ve lo ricordate? no? poco male), mentre addirittura con Ocean Raves i nostri sfoderano bravura acustica che davvero non avremmo pensato di riconoscergli... caspiterina!
Si chiude con i venti minuti della title track, divisa in tre movimenti,
organo e basso che si inquinano a vicenda in una ragnatela di suoni
labirintini e si finisce in una jam quasi progressive che avrebbe fatto
invidia agli Iron Butterfly più fumati.
Insomma, son stato qui a cercare di dare ai lettori vaga impressione del
fatto che 'The Ivy' è un altro prelibatissimo piatto, offerto da un
gruppo che pare proprio azzeccarci sempre. Sbalordisce come un genere di
nicchia come l'acid/psych/noise rock strumentale, riesca a essere
interpretato con così ampio respiro da sembrare continuamente nuovo e
intrigante. Gloria a voi, ragazzi.
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