a cura di Tonio Troiani
Con miserevole ritardo vorrei spendere qualche parola su The Ivy, disco del duo lodigiano The Great Saunites,
composto da Angelo Bignamini, aka Leonard Kandur Layola e Atros,
rispettivamente alla batteria e al basso, e prodotto da una folta
cordata di etichette (Bloody Sound Fucktory, HysM?, Lemming Records, Il Verso del Cinghiale Records, Neon Paralleli, Terracava, Villa Inferno Records).
La proposta del duo evita ampiamente la
stagnante moda matematizzante e nevrotica per inerpicarsi, invece, in un
percorso in cui la vena più mistica e sognate della psichedelia si
innerva su ritmiche serrate di chiara derivazione teutonica. Segno
inequivocabile è il basso liquido e, nel contempo, epico di Medjugorje supportato da un pattern dritto e schiacciasassi.
I bozzetti acustici ed ambientali di Bottles&Ornaments e Ocean Raves servono quasi a stemperare gli animi: un commiato e una preparazione al rituale di The Ivy,
lunga suite/improvvisazione a cui è dedicato il secondo lato del vinile
(che vi consiglio di comprare, o se vi capita di toccare, visto la cura
profusa nel packaging).
A questo punto, potrei dirvi molto
placidamente di ascoltare il Lato B del disco e, quindi, non perdere
tempo e forze nel descrivere quello che avviene nei quasi venti minuti
che compongono The Ivy. Tuttavia, c’è una vena “narrativa” che
permette di parlarne come di un racconto. Infatti, quello che la
caratterizza è la tensione cumulativa di eventi sonori, da una parte
ammantati di una componente cinematica (con alcuni riferimenti agli Earth
meno rarefatti), dall’altra di una sorprendente vivacità quasi dadaista
che mischia sapientemente derive rumoristiche e marce per organo e
percussioni (uno Zomes meno ieratico e più scanzonato, quasi un Wyatt ubriaco che cerca di suonare la prima sezione di Moon in June), sino al finale arido e polveroso consegnato ad atmosfere acustiche e accecanti.
Una prova interessante nella sua natura
doppia: con un occhio perennemente al passato, sorta di bignami sonoro, e
l’altro proiettato nel corpo della scena «occult» italiota,
sobillatrice – speriamo – di una nuova rinascita.
[Voto=> 7]
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