di Davide Romagnoli
Quarto album per il duo avant-rock lodigiano The Great Saunites:
ossessiva ripetitività tribale, divagazioni spaziali, ipnosi mistiche da
pattern ritmici e panneggi sonori fluttuanti. Per chi li segue già da
qualche anno sicuramente questo “Nero” non sarà nulla di particolarmente
estroverso rispetto, ad esempio, al primo omonimo “TGS” del 2010. La
title track introduttiva è una cavalcata di basso, noise e tamburi di
una ventina di minuti che sembra uscita da un pellegrinaggio stile Om,
ma densa di ri-suoni industriali ed ossessivi, caustici ed oppressivi,
che rimandano ad un clima tetro, buio e oscuro come la magia più
pericolosa da cui sembra attingere lo spirito per l’intero lavoro.
L’ultima sezione del pezzo, infatti, sembra ricapitolare alcuni
immaginari di un certo filone cyberpunk particolarmente industrial e
kraut con cui sembra che Atros e Leonard abbiano sempre fatto vibrare le
loro corde emotive. Quasi naturale sembra infatti essere il conseguente
rimando al precedente lavoro di collaborazione con Attilio Novellino
chiamato “Radicalisme Mécanique” di due anni fa, nel quale la jam
neubauteniana aveva preso il sopravvento sulle precedenti sonorità più
southern e funamboliche del duo (come era stato nel precedente “The Ivy”
del 2013). Altrettanto naturale sembra essere una maturazione
compositiva di arrangiamenti e sonorità, che amplia lo spettro sonoro di
quanto presentato dalla band in una maniera che sicuramente determina
un effetto finale più intrigante e favorisce un’immersione ancora più
profonda nelle viscere di queste magmatiche profondità scandite da
“Nero”. “Lusitania” è infatti un cardine portante di questo effetto
ampliato di possibilità che emergono dal nuovo lavoro dei The Great
Saunites, riprendendo infatti i canonici andanti del basso di Atros à la
Om portandoli però in territori nuovi per i lodigiani, e pur sempre
ricchi di fascino. Con “Il Quarto Occhio”, la più corta del trio di
pezzi di “Nero”, circa sette minuti, ritroviamo un brano più
accattivante e movimentato, come quelli di “The Ivy”, che però mantiene
ferrea la volontà di essere narrativo e suggerire ancora una volta un
immaginario che lo posiziona infatti opportunamente come chiusa di un
percorso introspettivo oscuro e meditabondo, tra edifici distrutti e
mura che crollano verso abissi profondi e metropolitani.
http://metalitalia.com/album/the-great-saunites-nero/
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