martedì 16 agosto 2016

Recensione NERO su METALITALIA.COM

di Davide Romagnoli

Quarto album per il duo avant-rock lodigiano The Great Saunites: ossessiva ripetitività tribale, divagazioni spaziali, ipnosi mistiche da pattern ritmici e panneggi sonori fluttuanti. Per chi li segue già da qualche anno sicuramente questo “Nero” non sarà nulla di particolarmente estroverso rispetto, ad esempio, al primo omonimo “TGS” del 2010. La title track introduttiva è una cavalcata di basso, noise e tamburi di una ventina di minuti che sembra uscita da un pellegrinaggio stile Om, ma densa di ri-suoni industriali ed ossessivi, caustici ed oppressivi, che rimandano ad un clima tetro, buio e oscuro come la magia più pericolosa da cui sembra attingere lo spirito per l’intero lavoro. L’ultima sezione del pezzo, infatti, sembra ricapitolare alcuni immaginari di un certo filone cyberpunk particolarmente industrial e kraut con cui sembra che Atros e Leonard abbiano sempre fatto vibrare le loro corde emotive. Quasi naturale sembra infatti essere il conseguente rimando al precedente lavoro di collaborazione con Attilio Novellino chiamato “Radicalisme Mécanique” di due anni fa, nel quale la jam neubauteniana aveva preso il sopravvento sulle precedenti sonorità più southern e funamboliche del duo (come era stato nel precedente “The Ivy” del 2013). Altrettanto naturale sembra essere una maturazione compositiva di arrangiamenti e sonorità, che amplia lo spettro sonoro di quanto presentato dalla band in una maniera che sicuramente determina un effetto finale più intrigante e favorisce un’immersione ancora più profonda nelle viscere di queste magmatiche profondità scandite da “Nero”. “Lusitania” è infatti un cardine portante di questo effetto ampliato di possibilità che emergono dal nuovo lavoro dei The Great Saunites, riprendendo infatti i canonici andanti del basso di Atros à la Om portandoli però in territori nuovi per i lodigiani, e pur sempre ricchi di fascino. Con “Il Quarto Occhio”, la più corta del trio di pezzi di “Nero”, circa sette minuti, ritroviamo un brano più accattivante e movimentato, come quelli di “The Ivy”, che però mantiene ferrea la volontà di essere narrativo e suggerire ancora una volta un immaginario che lo posiziona infatti opportunamente come chiusa di un percorso introspettivo oscuro e meditabondo, tra edifici distrutti e mura che crollano verso abissi profondi e metropolitani.

http://metalitalia.com/album/the-great-saunites-nero/

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