Più meditato dei suoi predecessori, Nero,
suite di 35 minuti divisa in tre parti, conferma l’ossessione dei
lodigiani per il tribalismo e per la circolarità del suono, andando però
a perdere un po’ troppo in fisicità, soprattutto lungo i 19 minuti
dell’iniziale title-track. Funzionano meglio i due successivi movimenti
(“Lusitania” e “Il Quarto Occhio”) ma ci si trova in definitiva di
fronte ad un lavoro che ad ascolto concluso non ci lascia dentro grandi
tracce di sé, risultando meno scuro e misterioso di quanto probabilmente
si sarebbe voluto. Insomma, un piccolo passo indietro per due musicisti
che comunque non si discutono.
http://www.rockambula.com/fast-listening-luglio-2016/
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