di Michele Saran
Split tra due delle migliori realtà del post-rock italico degli ultimi anni, Palmer Generator e Great Saunites, “PGTGS”.
“Mandrie” dei Palmer, 20 minuti in due parti improvvisato in presa diretta, attacca con un tema d’anthem eroico
ripetuto all’unisono e ben scandito dalla batteria; presto attaccano
variazioni e improvvisazioni, una per strumento, insieme trasformando in
corsa anche il fervore psichedelico che ne fa da traccia, anche nei
momenti di catarsi eterea. Il tema, così, si ritrova maciullato e
sfilacciato in orditi dissonanti, impalpabili, meccanici e carnali
insieme, fin quando ogni frattura drammatica converge in un commovente
frasario spirituale, il loro ultimo suggello stilistico.
“Zante” dei
Saunites, 17 minuti, è una collaborazione con Paolo Cantù che
cerca una declinazione del rock modale esotico, una risaia di eventi
sonori a tratti Bosch-iana ma più tendente alla sfocatura indistinta
(più fonti, dal fiatismo d’avanguardia al chitarrismo twang,
radunate attorno allo scalpiccio della batteria). Nella seconda metà il
pezzo acquisisce una più definita fisionomia free-jazz mistica alla
Sanders: qui invece emergono i limiti d’improvvisatori liberi.
“Mandrie”
è il capolavoro dei Palmer, un maniacale, intenso spettro sonoro con
pochi precedenti nostrani, forse proprio solo la loro “Natura” (2018),
in grado di risvegliare la gloria dei Rodan, laddove “Zante” s’inserisce nella ricerca estetica a più mani dei Saunites (tra cui “Radicalisme Mècanique” con Novellino) diventando un nuovo apice d’ambizione, pur mancando di reale direzione. Master di “Rico” Gamondi, artwork di Mattia Palmieri. Co-prodotto con Brigadisco e Il Verso Del Cinghiale. Solo vinile e digitale (Michele Saran, 7/10)
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