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giovedì 25 aprile 2013
venerdì 19 aprile 2013
"The IvY" recensito su CLAP BANDS MAGAZINE
di Paolo Finocchiaro
Avevamo lasciato Atros (Bassi), componente anche degli X-Mary, e Lenny L. Kandur Layola (Tamburi), altresì Lucifer Big Band, con un ep registrato tra quattro mura di casa a Lodi, intitolato “TGS/Lucifer Big Band” (2012) e un interessante precedente “Delay Jesus ‘68” ep (2011): un titolo come dichiarazione d’intenti Can-iana, un tributo alla psichedelia in accezione più avant, un panzer immerso nelle nuvole, guardandole (Delay Jesus '68).
Avevamo lasciato Atros (Bassi), componente anche degli X-Mary, e Lenny L. Kandur Layola (Tamburi), altresì Lucifer Big Band, con un ep registrato tra quattro mura di casa a Lodi, intitolato “TGS/Lucifer Big Band” (2012) e un interessante precedente “Delay Jesus ‘68” ep (2011): un titolo come dichiarazione d’intenti Can-iana, un tributo alla psichedelia in accezione più avant, un panzer immerso nelle nuvole, guardandole (Delay Jesus '68).
Comunque, come non detto, tornano i The Great Saunites con "The Ivy",
e alla grande. Eccoli di nuovo qui, con massicce e introspettive
visioni, tra ben amalgamati locomotori senza sosta di heavy psichedelia
kraut rock e un afflato sognante; immersi in una nebbia di tastiere e
organi, nei bassi filtrati al wah wah, in chitarre volanti e
stratificate (la suite The Ivy), in pezzi pseudo folk un po' bucolici e
un po' chimerici (Ocean Raves). Ci accingiamo a navigare in una trance
estatica, a tratti monolitica, quasi cosmica. Gli Om più pestoni
incontrano i Motorpsycho dalla fisionomia lisergica (Cassandra), i Pink
Floyd direttamente da Shine You Crazy Diamond si coagulano con un certo
stoner acido statunitense (Bottles&Ornaments).
L'album,
prodotto collettivamente da un insieme di etichette fra le più audaci
del territorio italico, registrato, mixato da Luca Ciffo (Fuzz
Orchestra) e masterizzato da Riccardo Gamondi (Uochi Toki, La Morte), ci
tramanda un' essenza sonora profonda, mistica ma che fa partire le
proprie istanze (leggasi basso e batteria) da un pianeta tribale,
magmatico, ma che dona il proprio estro in note a madonne pagane
nell'iperuranio (Medjugorje). Una goduria per i nostri padiglioni
auricolari. Un altro piacevolissimo pezzo da incorniciare nel già ampio e
prospero movimento psichedelico italiano di questi ultimi anni. E
grazie, si, grazie a queste opere (si potrebbero ri-citare i lavori de
La Piramide di Sangue, In Zaire, Squadra Omega) che il sottobosco
musicale ribolle di una forza mesmerica e ammaliante che fa ben sperare,
per l'ennesima volta, l'orizzonte sonoro italiano. Voilà.
domenica 14 aprile 2013
"The IvY" recensito su ROCKON
di Vittorio Lannuti
Il duo di Lodi sposta l’attenzione su hard rock, kraut rock, avanguardia, folk e soprattutto psichedelia. In “The ivy”, composto da cinque brani per un totale di quasi trentotto minuti, convivono le varie anime del duo che parte con un omaggio ai Pink Floyd della metà degli anni ’70 (“Bottles&Ornamento”) e prosegue con la cavalcata hard rock in progress, dal vago sapore desert di “Cassandra”.
Straniante l’intrigante miscelazione tra funk e rock ipnotico di “Medjugoje”, nella quale il duo raggiunge territori non toccati neanche dai più frizzanti Rosolina Mar. Al folk è dedicata la scarna ed essenziale “Ocean raves”, mentre la title-track è un lunghissima cavalcata di quasi venti minuti nella quale il duo esprime tutto il suo scibile con cambi di registro stilistico e di ritmica, nella quale si passa dalla psichedelia all’afro, passando per momenti vibranti e ipnotici, hammond e percussioni, in una jam che riesce ad avere una strana ed interessante forma canzone.
http://www.rockon.it/recensioni/the-great-saunites-the-ivy/
Il duo di Lodi sposta l’attenzione su hard rock, kraut rock, avanguardia, folk e soprattutto psichedelia. In “The ivy”, composto da cinque brani per un totale di quasi trentotto minuti, convivono le varie anime del duo che parte con un omaggio ai Pink Floyd della metà degli anni ’70 (“Bottles&Ornamento”) e prosegue con la cavalcata hard rock in progress, dal vago sapore desert di “Cassandra”.
Straniante l’intrigante miscelazione tra funk e rock ipnotico di “Medjugoje”, nella quale il duo raggiunge territori non toccati neanche dai più frizzanti Rosolina Mar. Al folk è dedicata la scarna ed essenziale “Ocean raves”, mentre la title-track è un lunghissima cavalcata di quasi venti minuti nella quale il duo esprime tutto il suo scibile con cambi di registro stilistico e di ritmica, nella quale si passa dalla psichedelia all’afro, passando per momenti vibranti e ipnotici, hammond e percussioni, in una jam che riesce ad avere una strana ed interessante forma canzone.
http://www.rockon.it/recensioni/the-great-saunites-the-ivy/
"The IvY" recensito su IL MEGAFONO
di Francesco Montalto
Attenzione:
il nuovo album dei Great Saunites è consigliato ad un pubblico di
buongustai della musica. Tutti gli altri sono pregati di allontanarsi!
Proprio così, perché con “The Ivy” siamo di fronte ad un album che non è
il solito album, perché i Great Saunites non sono la solita band dal
sound modaiolo. Si inseriscono di diritto tra i progetti musicali
indipendenti di un livello superiore, di cui l’Italia è piena ma che,
per evidenti ragioni commerciali, rimangono spesso di nicchia, nella
nicchia dell’underground.
I Great
Saunites ci avevano già abituato bene con i precedenti lavori ma “The
Ivy” li supera tutti. Forse il loro punto più alto e punto di partenza
per arrivare all’eccellenza; o forse no, ma non importa tanto. Questa
band lodigiana ha creato davvero un piccolo capolavoro stilistico e
musicale.
Una
psichedelia strumentale degna di King Crimson, Pink Floyd, Can e Neu; e
l’ossessivo e martellante groove dei Sabbath nel loro massimo splendore.
Non è
certo un album per tutti, non è un disco che ti rimane semplicemente in
mente, da poter canticchiare: è un disco che ti cattura nelle viscere,
che ti trasporta in lisergiche e visionarie immagini. Una realtà
parallela e impalpabile. Un rock dal sapore antico che per alcuni è
sempre tremendamente attuale. Uno sperimentalismo quasi ossessivo e
molto ispirato, che travalica gli orizzonti sonori attuali,
sfacciatamente uniformati.
Le
orecchie degli amanti di certa musica sono costantemente messe a dura
prova oggi e l’unico modo per salvarle è rifugiarsi nel proprio
“bunker”, rilassandole con vinili gelosamente custoditi. Bene, da oggi
tutti loro potranno anche mettere la testa fuori di tanto in tanto e
ascoltare i Great Saunites: verranno catapultati in uno spazio
indefinito e fortemente vintage.
"The IvY" recensito su SODAPOP
di Emiliano Zanotti
Torna a farsi sentire, con un vinile in tiratura limitata, il duo lodigiano, di cui avemmo modo di parlare un paio di anni fa. La formula a due non cambia, ma stavolta si registra la presenza di un ospite (Luca Ciffo della Fuzz Orchestra, in un pezzo e nelle vesti di produttore) e una maggior varietà di strumenti rispetto al classico basso/batteria, cosa che influenza evidentemente la direzione musicale: anche se restiamo nell'ambito di un solido rock strumentale, il gruppo non si preoccupa di seguire alcuna tendenza e se ne esce con un disco dove la bassa lombarda e il Texas della Trance Syndicate si sovrappongono in un'immagine sfocata.
La partenza di Cassandra, velocità sostenuta su strade polverose, ci fa pensare che nulla sia cambiato dal precedente Delay Jesus '68 e ci inganna, perché questa volta i Great Saunites decidono di battere percorsi meno lineari e già Medjugorje, pur sfoggiando un suono solidamente noise, coi suoi synth che si stendono eterei sullo sfondo, dà un senso di spazialità alla Hawkwind (magari quelli rivisti in chiave più moderna nella tribute compilation su Neurot di tre anni fa) davvero inatteso. Da qui in poi è tutto uno mutare di scenari, fra chitarre gilmouriane che si stendono morbide su tappeti di filed recordings, voci e battiti irregolari (Bottles & Ornaments) e le delicatezze di Ocean Raves (invero il momento meno memorabile del disco). L'apice lo si raggiunge sul lato B, occupato da un unico brano diviso in vari movimenti, che consta di cavalcate epiche adornate da arpeggi riverberati e melodie incompiute, schianti nel caos dopo accelerazioni forsennate e addirittura un pezzo cantato (recitato, per essere più precisi) che mescola insieme dark/ folk alla Swans/Angels Of Light e svisate di chitarra e sintetizzatore in odore di jazz. Pur continuando a rifuggire la forma-canzone in The Ivy c'è meno aria di jam session: il gruppo mostra di voler provare a sperimentare nuovi linguaggi, anche a scapito della coesione delle varie parti. Ne esce un disco che sa volgere la disomogeneità a proprio favore, mettendo in mostra diversi spunti interessanti, molti già ben a fuoco, altri che potrebbero venire sviluppati in futuro: c'è solo l'imbarazzo della scelta.
http://www.sodapop.it/rbrth/reviews/1739-great-saunites-the-ivy-neon-parallelihysmverso-del-cinghialevilla-infernoterra-cavalemming-2013.html
Torna a farsi sentire, con un vinile in tiratura limitata, il duo lodigiano, di cui avemmo modo di parlare un paio di anni fa. La formula a due non cambia, ma stavolta si registra la presenza di un ospite (Luca Ciffo della Fuzz Orchestra, in un pezzo e nelle vesti di produttore) e una maggior varietà di strumenti rispetto al classico basso/batteria, cosa che influenza evidentemente la direzione musicale: anche se restiamo nell'ambito di un solido rock strumentale, il gruppo non si preoccupa di seguire alcuna tendenza e se ne esce con un disco dove la bassa lombarda e il Texas della Trance Syndicate si sovrappongono in un'immagine sfocata.
La partenza di Cassandra, velocità sostenuta su strade polverose, ci fa pensare che nulla sia cambiato dal precedente Delay Jesus '68 e ci inganna, perché questa volta i Great Saunites decidono di battere percorsi meno lineari e già Medjugorje, pur sfoggiando un suono solidamente noise, coi suoi synth che si stendono eterei sullo sfondo, dà un senso di spazialità alla Hawkwind (magari quelli rivisti in chiave più moderna nella tribute compilation su Neurot di tre anni fa) davvero inatteso. Da qui in poi è tutto uno mutare di scenari, fra chitarre gilmouriane che si stendono morbide su tappeti di filed recordings, voci e battiti irregolari (Bottles & Ornaments) e le delicatezze di Ocean Raves (invero il momento meno memorabile del disco). L'apice lo si raggiunge sul lato B, occupato da un unico brano diviso in vari movimenti, che consta di cavalcate epiche adornate da arpeggi riverberati e melodie incompiute, schianti nel caos dopo accelerazioni forsennate e addirittura un pezzo cantato (recitato, per essere più precisi) che mescola insieme dark/ folk alla Swans/Angels Of Light e svisate di chitarra e sintetizzatore in odore di jazz. Pur continuando a rifuggire la forma-canzone in The Ivy c'è meno aria di jam session: il gruppo mostra di voler provare a sperimentare nuovi linguaggi, anche a scapito della coesione delle varie parti. Ne esce un disco che sa volgere la disomogeneità a proprio favore, mettendo in mostra diversi spunti interessanti, molti già ben a fuoco, altri che potrebbero venire sviluppati in futuro: c'è solo l'imbarazzo della scelta.
http://www.sodapop.it/rbrth/reviews/1739-great-saunites-the-ivy-neon-parallelihysmverso-del-cinghialevilla-infernoterra-cavalemming-2013.html
sabato 6 aprile 2013
lunedì 1 aprile 2013
The IvY recensito su Ondarock
di Davide Tucci
Il trend dei sodalizi fra le nuove etichette dell'underground italiano neo-surf, neo-kraut, neo-psichedelia, neo-tutto (ben sei, nel caso specifico) continua a regalarci frutti geneticamente modificati che, se non propriamente salutari per lo stomaco e la peristalsi, costituiscono senza dubbio una mostruosa prelibatezza per l’orecchio e per le nostre sonnolenti onde cerebrali.
I lodigiani Great Saunites sono giunti alla loro quinta pubblicazione dopo l’omonimo esordio autoprodotto nel 2010, il sorprendente Ep “Delay Jesus ‘68” – uscito l’anno seguente – e due split-album, pubblicati nel 2012, con Canide e Lucifer Big Band, progetto trance-drone del batterista Angelo Bignamini.
Con "The Ivy", Atros e il suddetto Angelo (aka Leonard Kandur Layola), sicuramente più audaci degli Eternal Tapestry ma al contempo più accessibili degli Psychic Paramount, si spingono al di là delle ritmiche forsennate dei precedenti lavori, lasciandosi andare a impeti di hard-rock avanguardistico e cimentandosi perfino nel lancio di saette acid-folk che illuminano sentieri inesplorati in passato.
I vorticosi fiotti psych-surf della breve opening-track “Cassandra”, introducono la frenesia rituale di “Medjugorje”, brano già presente nel suddetto split con Lucifer Big Band, riproposto per l’occasione in versione "extended". Il diabolico wah-wah della chitarra di Atros asseconda visioni desertiche e miraggi inquietanti che si alternano al ritmo tachicardico della batteria di Layola. Le distese lunari, di memoria tardo-floydiana, evocate da “Bottles & Ornaments” si smaterializzano nel folk straniante, deliberatamente scarno e acido, di “Ocean Raves”.
La chiusura è affidata alla title track “The Ivy” che, proprio come la pianta in questione, si inerpica, interminabile e tortuosa, sulle colonne e sui muri dell'imponente santuario pagano della psichedelia occulta, in cui, affianco ai Saunites, si venerano feticci come i Cannibal Movie, gli In Zaire e gli Heroin In Tahiti. Lentamente, l’allucinazione si evolve in realtà.
http://www.ondarock.it/recensioni/2013_greatsaunites_theivy.htm
Il trend dei sodalizi fra le nuove etichette dell'underground italiano neo-surf, neo-kraut, neo-psichedelia, neo-tutto (ben sei, nel caso specifico) continua a regalarci frutti geneticamente modificati che, se non propriamente salutari per lo stomaco e la peristalsi, costituiscono senza dubbio una mostruosa prelibatezza per l’orecchio e per le nostre sonnolenti onde cerebrali.
I lodigiani Great Saunites sono giunti alla loro quinta pubblicazione dopo l’omonimo esordio autoprodotto nel 2010, il sorprendente Ep “Delay Jesus ‘68” – uscito l’anno seguente – e due split-album, pubblicati nel 2012, con Canide e Lucifer Big Band, progetto trance-drone del batterista Angelo Bignamini.
Con "The Ivy", Atros e il suddetto Angelo (aka Leonard Kandur Layola), sicuramente più audaci degli Eternal Tapestry ma al contempo più accessibili degli Psychic Paramount, si spingono al di là delle ritmiche forsennate dei precedenti lavori, lasciandosi andare a impeti di hard-rock avanguardistico e cimentandosi perfino nel lancio di saette acid-folk che illuminano sentieri inesplorati in passato.
I vorticosi fiotti psych-surf della breve opening-track “Cassandra”, introducono la frenesia rituale di “Medjugorje”, brano già presente nel suddetto split con Lucifer Big Band, riproposto per l’occasione in versione "extended". Il diabolico wah-wah della chitarra di Atros asseconda visioni desertiche e miraggi inquietanti che si alternano al ritmo tachicardico della batteria di Layola. Le distese lunari, di memoria tardo-floydiana, evocate da “Bottles & Ornaments” si smaterializzano nel folk straniante, deliberatamente scarno e acido, di “Ocean Raves”.
La chiusura è affidata alla title track “The Ivy” che, proprio come la pianta in questione, si inerpica, interminabile e tortuosa, sulle colonne e sui muri dell'imponente santuario pagano della psichedelia occulta, in cui, affianco ai Saunites, si venerano feticci come i Cannibal Movie, gli In Zaire e gli Heroin In Tahiti. Lentamente, l’allucinazione si evolve in realtà.
http://www.ondarock.it/recensioni/2013_greatsaunites_theivy.htm
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