di Francesco Montalto
Attenzione:
il nuovo album dei Great Saunites è consigliato ad un pubblico di
buongustai della musica. Tutti gli altri sono pregati di allontanarsi!
Proprio così, perché con “The Ivy” siamo di fronte ad un album che non è
il solito album, perché i Great Saunites non sono la solita band dal
sound modaiolo. Si inseriscono di diritto tra i progetti musicali
indipendenti di un livello superiore, di cui l’Italia è piena ma che,
per evidenti ragioni commerciali, rimangono spesso di nicchia, nella
nicchia dell’underground.
I Great
Saunites ci avevano già abituato bene con i precedenti lavori ma “The
Ivy” li supera tutti. Forse il loro punto più alto e punto di partenza
per arrivare all’eccellenza; o forse no, ma non importa tanto. Questa
band lodigiana ha creato davvero un piccolo capolavoro stilistico e
musicale.
Una
psichedelia strumentale degna di King Crimson, Pink Floyd, Can e Neu; e
l’ossessivo e martellante groove dei Sabbath nel loro massimo splendore.
Non è
certo un album per tutti, non è un disco che ti rimane semplicemente in
mente, da poter canticchiare: è un disco che ti cattura nelle viscere,
che ti trasporta in lisergiche e visionarie immagini. Una realtà
parallela e impalpabile. Un rock dal sapore antico che per alcuni è
sempre tremendamente attuale. Uno sperimentalismo quasi ossessivo e
molto ispirato, che travalica gli orizzonti sonori attuali,
sfacciatamente uniformati.
Le
orecchie degli amanti di certa musica sono costantemente messe a dura
prova oggi e l’unico modo per salvarle è rifugiarsi nel proprio
“bunker”, rilassandole con vinili gelosamente custoditi. Bene, da oggi
tutti loro potranno anche mettere la testa fuori di tanto in tanto e
ascoltare i Great Saunites: verranno catapultati in uno spazio
indefinito e fortemente vintage.
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