Attivo da circa sei anni, il duo lodigiano è sempre stato attento a
unire i dovuti puntini su ciò che ha creato, non ultima la trilogia
iniziata due anni fa e conclusasi solo oggi con questo Brown che non
tarda a cingerci senza forza nella sua - a suo modo - bizzarra veemenza.
Gorgheggi psichedelici, lontani vagiti e lunghe code ipnotiche bagnate
di prog anni ’70. Respect The Music riesce, anche se non del
tutto, a invertire i ruoli e dare pathos ricalcando (forse anche troppo)
l’importanza della voce come strumento.
Con un pizzico di insolenza, Ago si veste di antico e irrompe sì
con eleganza ma senza bussare, batte con decisione i tasti e decide le
regole del nuovo gioco: rumori, caos sì, ma pur sempre controllato,
capace questa volta di non eccedere in sregolatezza.
Chiudere il cerchio è l’obiettivo primo dei TGS e me ne accorgo col finale Controfase/Brown (Reprise), ultimi dieci minuti che tornano alla base decelerando gradualmente fino a implodere in modo definitivo.
Come accaduto coi Lvte, anche qui abbiamo un viaggio di pura
introspezione ed un album da assaporare quando ci si vuole ritagliare
un’ora di tranquillità, cullato da suoni e ultrasuoni d’un altro
spazio/tempo.
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