di Romina Baldoni
Il duo lodigiano conclude con "Brown"
la bella trilogia dedicata ai colori. E con bella si intende proprio la
bellezza visiva delle tre cover realizzate in edizione limitata da Stefano Gerardi dopo quelle di "Nero" e "Green"
(2016, Hypershape Records). Un motivo già di per sé sufficiente a
giustificare l’acquisto del disco. Non solo, la trilogia mette in atto
un’esplorazione sonora interessante che, con tutta l’impronta
identitaria caratteristica del loop corrosivo The Great Saunites,
si muove su traiettorie (e quindi cromatismi) differenti. Le nebulose
oscure e la densità vischiosa della psichedelia occulta con "Nero"; il viaggio cosmico di "Green",
rarefatto, impalpabile, basato su cambi ritmici, su una stratificazione
della consistenza nella distribuzione del materiale acustico. Infine
con "Brown" si offre una lettura interna che, rivestendosi del
colore della terra, prova a ricostruire la geometria architettonica
delle singole particelle. Gioco di equilibri e resistenze, di magnetismo
e spigolosità. Abrasioni, addensamenti e tutto l’ansimante incedere di
un suono mortificato dall’incapacità di trovare vie di fuga.
Ottimo anche il lavoro di mixaggio di Luca Ciffo (Fuzz Orchestra) che presta anche la chitarra nel brano Respect The Music.
Linee che si spezzano, una spirale di cut up che si infrangono
caoticamente su abbozzi deformi di rumori. Ripetitività in avvitamento
che soccombe per asfissia. L’omonimo pezzo Brown è una
sarabanda noise free form che tenta varie strade prima di trascolorare
in un torbido indistinto e sfuocato. Continua il gioco perverso della
sottrazione in una ridondanza claustrofobica ed epilettica. Ago si riveste
di tutta l’ambiguità di un palpito, intenso, viscerale, tormentato. Una
lotta impari per scorgere luce in una cavità di tenebre che rimanda
solo la martellante scansione del respiro. Controfase ci
riporta al motorik spaziale e visionario tanto caro alla esegesi di
tutta la loro discografia. E poi c’è il bellissimo finale di Brown (reprise)
che sembra quasi un canto elegiaco che celebra il tormento e
l’inquietudine dell’uomo solo con se stesso. I pensieri incontrano il
magnetismo che promana dal nucleo incandescente della terra. Le stringhe
sonore tirate all’inverosimile rimandano il dolore e la vibrazione
ancestrale del moto universale. Siamo prigionieri di una ciclicità da
cui non sappiamo cogliere il mistero di eterno ritorno, la nuova
congiuntura, la palingenesi del risveglio.
http://www.distorsioni.net/canali/dischi/dischi-it/brown
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